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Anche questi rientrano nei miei live mancati, passarono un paio d'anni fa all'Area Sismica ma non lo sapevo neanche, e il mio amico batterista me ne decantò le gesta con stupore ed ammirazione. I caroliniani rientrano in una schiera di originalità, nella quale il virtuosismo strumentale assurge a coesione di power-trio purissimo e sconvolgente. 14 quadretti strumentali rigorosamente composti, non trovo tracce d'improvvisazione nel rigore (attenzione, non formalismo) esecutivo. Occorre provare ad immaginare un incrocio fra i Don Caballero (quelli veri, con Williams), i Blind Idiot God e i Naked City per cercare di dare una lontana idea del sound, quindi; un bombardamento di controtempi, scale irraggiungibili, labirinti spigolosi, energia tecnica sparata a velocità variabili, alternata a qualche piccola fase di astrazione (vedi
American Don) che aiuta a rendere divertente l'ascolto di questi simpatici ed irriverenti ragazzi.
(originalmente pubblicato il 12/07/09)