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giovedì 17 ottobre 2019

Pussy Galore – Dial 'M' For Motherfucker (1989)

La giusta palestra per Jon Spencer, prima di trovare la sua vera ed esaltante incarnazione nella Blues Explosion. C'erano troppi galli nel pollaio Pussy Galore: lui, lo scalpitante Neil Hagerty, e pure la sua ragazza Martinez che smaniava velleità soliste ed infatti se ne andò alla vigilia di questo Dial M.
E pensare che la sporchissima coerenza di questo album resta intatta, col senno di poi: al netto di qualche riempitivo, è un'essenza noise-blues-punk dritta in faccia, beefheartiana quanto basta ma non cubista. Epidermico ma non tellurico, rumoroso ma non dissonante, ironico e beffardo, la perfetta anticamera delle prodezze di lì a poco.
Rimando comunque all'analisi ben più corposa di Vlad Tepes.

giovedì 31 gennaio 2013

Kito Mizukumi Rouber - Otonaki Touge De Hagureta Kmr (2009)

Come mettere in gioco la lunga solidissima reputazione di leader e mente degli Aburadako per Hasegawa?
Fondando KMR, uno dei trii più sconclusionati e primitivi che mi sia capitato di ascoltare. Davvero un altro mondo per il carismatico che per la prima volta in carriera imbraccia la chitarra e si lascia andare insieme ai due compari ad un ultra-garage-blues sciatto e cartavetrato.
La fonte primaria è lo stile Enka, un filone popolar-tradizionale che viene contaminato con lascivi deliri (estremizzati dalla registrazione che definire lo-fi è puro eufemismo) che a volte paiono derivati direttamente dai tardi anni '60. Come se i 13th Floor Elevators ubriachi facessero da backing band ad un ancor più sbronzo Captain Beefheart agli inizi della propria avventura, escludendo la voce di Hasegawa che non è il classico declamo isterico, ma un folle tentativo di canto destinato a spaccare vetri a destra e a manca.
Per stomaci belli foderati.