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mercoledì 24 luglio 2013

Patto - Hold your fire (1971)

Patto secondo atto, ed è ancora leggenda che sarebbe potuta diventare storia della musica popolare se il pubblico inglese fosse stato meno ingrato ed indifferente di fronte a questo fenomenale quartetto, se la Vertigo fosse stata meno frettolosa (non voglio dire incompetente, perchè sempre di indipendente si trattava).
E pensare che Hold your fire era persino più orecchiabile del superbo debutto, con l'umile hero Halsall intento a dedicare il suo talento sempre più al piano e al vibrafono, a comporre musiche che strizzavano l'occhiolino al soul più sanguigno. Per gli amanti della sua acrobatica SG mancina restavano un pugno di pezzi comunque clamorosi, come la title-track, See you at the dance tonight, Give it all away, Tell me where you've been.
Per gli estimatori delle loro indiavolate jam jazz c'è da godere con Air raid shelter e Beat the drum. La rimanenza si adagiava sui confortevoli e raffinati soul-blues di classe, roba che convince sempre più del fatto che una delle maggiori sfighe dei Patto consiste nella realtà che erano troppo fuori dalle correnti e che fossero in leggero anticipo su certe tendenze commerciali.

giovedì 6 maggio 2010

Captain Beefheart - Unconditionally guaranteed (1974)

Troppo facile parlare dei dischi famosi, dei capolavori riconosciuti. troppo ovvio collegare il nome di Van Vliet a quel tomo del 1969, ultra-celebrato. Mentre questo UG è forse uno dei più criticati, ignorati e poco ascoltati. Ma voglio dire, se l'avesse fatto uno shouter qualunque, non sarebbe stato un ottimo disco di soul-blues perfettamente in tono con la metà anni '70?
Forse non si giudica bene la qualità del prodotto perchè si ha la mente offuscata dai cunicoli dissonanti e enormemente influenti del primo periodo, oppure dalle ultime geniali sfornate prima dell'abbandono. Allora sì, UG è nettamente inferiore come creatività, come originalità, ma perchè non lasciarsi andare comunque all'ascolto di 10 pezzi carismatici, viscerali e graffianti? Forse il tasso melodico è troppo alto? Forse gli arrangiamenti sono un po' pulitini ed educati? Va bene, UG resta un pezzo minore della discografia, nella stessa misura in cui lo è stato Sefronia o Look at the fool di Tim Buckley. Se lo si prende a sè stante, chi lo ha fatto era comunque un asso di briscola e in qualunque stile lo abbia generato, è il disco di un asso. In questo caso poi, lo si intende ancora meglio quando si arriva alla traccia n. 8, This is the day, splendida ballad dai raggi di sole accecanti. Certi assoli di Harkleroad sono veramente brillanti e la pasta del Capitano è sempre quella, il suo ruggito è inconfondibile.
Anche se è un disco minore.

(originalmente pubblicato il 04/12/08)