martedì 21 ottobre 2014

Simone Giacomini - Works 2013

Dopo i lavori del 2010 e del 2011, abbiamo saltato a piè pari 2012 e 2013 ma Simone, tutt'ora residente in Olanda dove continua a sonorizzare principalmente teatro e danza,  si è fatto sentire e mi ha aggiornato sullo stato della sua arte. Ed io ne sono ancora entusiasta.
Analizzare Works 2013 come un disco non ha molto senso, vista la funzione di servizio che queste sonorità hanno; ma se non lo sapessi direi comunque che ci troviamo di fronte ad un'altra, splendida raccolta di elettro-acustica un po' da camera e un po' sintetica. Rispetto ai precedenti noto che le ambientazioni si sono fatte più astratte e rarefatte (la lunghezza media dei pezzi è notevolmente aumentata): l'iniziale Beginning è subito una splendida intro: beat strascicato e pronunciato, accordi sparsi e sgocciolii jazzy di piano, un drone di chitarra fuzz nel sottofondo che fa tanta atmosfera. Tre accordi di fisarmonica introducono il controtempo ritmico di KT, con tanto di campionamenti di gorgheggio femminile. Il piano sommesso di Ra è ancora la spina dorsale di una sonorizzazione quasi fantasmatica. Segue la sirena con archi di The ritual, altri 14 minuti di contemplazione che resta ancorata a terra dalle pesanti percussioni spuntate verso il finale.
Il pezzo migliore è Secret J, 13 minuti di pura magia. Lo spunto del piano è memorabile per quanto semplice, seguito dagli archi e dal beat disturbante; a metà percorso un cambio drastico sembra portare verso lidi più sereni, ma il motivo principale ci riporta all'inizio e poi tutto si dissolve in un pulviscolo spaziale misterioso.
Le ultime 4 tracce forse sono quelle che manifestano di più il loro fine: la sinfonia dolente per archi ed arpa di ZeroZero, le minimali Jordine e She (vagamente in stile Jeff Martin / Idaho), chiude l'operistica Shame.
Al di là del giudizio personale, ritengo che il maggior pregio di Simone sia l'indubitabile freschezza e modernità della proposta unita ad un talento compositivo sopra la media. In un epoca come questa di revival della library, italiana '70, mi verrebbe da dire eccolo qua, il nostro librarysta di punta; peccato che sia dovuto emigrare per lavorare.

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