mercoledì 19 aprile 2023

Japan – Tin Drum (1981)


Per me, adolescente folgorato dalla magica triade '80 di David Sylvian, i Japan hanno sempre rappresentato una dicotomia snob/seduzione, con la quale forse mi sono riappacificato poco tempo fa, completando una piena rivalutazione, soprattutto dei loro gioielli Gentlemen take polaroids e Quiet Life. Tin Drum fu l'ultimo prima dello split e rappresente forse la perfezione formale / produttiva della loro discografia, grazie anche all'operato di Steve Nye, all'epoca uno dei produttori inglesi più in voga ed in grado di esaltare il lato più world, per non dire esotico, dei Japan. Un matrimonio quasi perfetto, se non fosse che a tratti si rasenta quasi l'asetticità a scapito della spontaneità; vien da chiedersi, viste le tensioni in seno al gruppo, se fosse una conseguenza naturale.

Il basso di Karn, sempre più sinuoso e sgusciante, è il protagonista insieme alle tastiere di Barbieri. La voce di Sylvian un pochettino sotto nel mixaggio finale, le sue composizioni assortite fra esotismi e retaggio emozionale (ovviamente gli episodi migliori, l'immenso Ghosts destinato a sopravvivere negli anni, ma anche Still Life In Mobile Homes, Cantonese Boy, The Art Of Parties). Un disco altissimamente estetico, un probabile punto di non ritorno ed anche indice che Sylvian ebbe una grande intuizione; quella di tornarsene a casa e mettersi in proprio, felicemente.

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