sabato 15 aprile 2023

Peter Jefferies – Closed Circuit (2001)


Il disco dell'addio del grande outsider neozelandese, almeno fino al 2019 quando sono emerse un paio di raccolte di inediti e rarità assortite, molto eterogenee ma essenziali per ogni fan, e che hanno alimentato quantomeno la speranza di vederlo tornare in attività. Closed Circuit, quasi un titolo programmatico a suggellare una carriera stellare iniziata una ventina d'anni prima, a lungo vagante nel sottobosco locale e poi finalmente emersa nei '90 anche negli USA con la militanza su Emperor Jones, che gli diede la giusta visibilità. Un disco scomodo in quanto successore del suo apice sperimentale Substatic (un oggetto misterioso che disorientò anche i suoi sostenitori), un ritorno alla sua comfort zone fatta di alternanze fra velluto e carta vetrata, non all'altezza dei suoi principali capolavori ma capace di dare conferme del suo enorme talento. Certo la recriminazione resta alta: se il disco avesse beneficiato di una produzione migliore, pezzi come State of the nation (gotico atmosferico inedito), Dryest month in 100 years, Closed Circuit, Ghostwriter, Whatever you want ne avrebbero giovato. Con buona pace di SIB, il maggior sostenitore giornalistico italiano del talento di PJ, che però bolla il disco come il suo peggiore. No caro Direttore, non sono d'accordo. Quest'uomo non ha fatto un peggior disco.

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