mercoledì 28 aprile 2010

Japan - Gentlemen take polaroids (1980)

Una gran bella polaroid di Sylvian divino songwriter in erba, il quarto disco dei Japan. Con le frizioni già in atto all'interno della band, con Karn che chiedeva spazio, Dean che abbandonava per mancato utilizzo della chitarra, Sylvian stesso che già iniziava a collaborare con Sakamoto. Il successo sarebbe arrivato troppo tardi per evitare lo scioglimento, ma sarebbe stato inevitabile.
La title-track iniziale è un bell'esercizio pop-atmosferico e raccoglie tutti i classici ingredienti dell'ultima fase Japan: la forma canzone più o meno tradizionale, la splendida voce baritonale del leader, il fretless sgusciante ed imprendibile di Karn, le miriadi di tastiere di Barbieri, le ritmiche viaggianti sul dance-wave di Jansen. Di Dean, come detto, quasi nessuna traccia.
Swing incupisce i versanti melodici, che diventano quasi apocalittici su Burning bridges, desolante sinfonia per tastiere e fiati. My new career restituisce il trademark classico con uno splendido schema melodico (semplice passaggio strofa in maggiore = ritornello in minore). La ritmica fratturata di Methods of dance influenzerà non poco i primi Tears For Fears. Taking islands in Africa segna l'inizio della collaborazione compositiva Sakamoto-Sylvian, contrassegnata da umori dark-esotici.
Ma l'autentica avvisaglia di ciò che sarà in grado il bell'uomo del Kent anni dopo è il pezzo più bello che sia mai stato registrato dai Japan, Nightporter. Un madrigale solitario per piano, tastiere e archi a dir poco commovente. Sette minuti di arte raffinata e melanconica, quasi musica classica che fa rabbrividire e sognare ad ogni ascolto.

(originalmente pubblicato il 23/07/08)

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