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Questo succede nella prima metà del disco, di gran lunga meglio della sua opposta. Le belle elegie di Cascade e The wild night mettono a nudo un autore placido, con una vena leggera di spleen mai troppo accentuato. La straniante Wild load è un gradevole giochino minimalista, ma alla fine lascia un po' l'amaro in bocca perchè Foljhan avrebbe potuto sperimentare un po' di più, mentre da lì in poi si sbraga in un pugno di sonnolente country-ballads. Che per carità, si fanno anche ascoltare con piacere ma di certo non lo elevano a prim'attore.
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