venerdì 28 aprile 2017

Peter Jefferies ‎– Electricity (1994)

Dopo il fondamentale debutto in proprio, PJ ribadiva e santificava il suo songwriting unico in un disco che rasentava la perfezione formale in ogni sua sfaccettatura. Il primo aspetto che risalta sta nella scaletta: ben 17 tracce fra il singolo ed i 7 minuti di durata, con una saggia alternanza di stili che rende Electricity una raccolta straniante, che non perde mai il controllo neanche nei momenti più caotici, permeato di un rigore glaciale, una corazza che protegge un dna preziosissimo e per certi versi cautamente proiettato verso l'apoteosi che 4 anni dopo avrebbe lanciato il neozelandese verso l'olimpo dei grandi.
Sostanzialmente, tre tipi di pezzo: la compassata ballad pianistica a tasso melodico distaccato, la sfuriata acida a passo marziale (con l'aiuto di alcuni chitarristi ospiti fra cui il più conosciuto Bruce Russell dei Dead C) e l'incrocio di ambedue, un prototipo ferreo e gracile al tempo stesso. Difficile dire quale aspetto prevalga, perchè Electricity ha le movenze di un trapezista che passeggia su un filo sospeso nel vuoto, senza rete di protezione sotto. Fa trattenere il fiato ed emoziona, per quanto crudele e spietato sia.

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