mercoledì 8 agosto 2012

Durutti Column - The return of (1980)


Premetto che questo è l'unico disco che ho sentito di Reilly. Il motivo per cui decido di non proseguire ai successivi è perchè nel 90/95% dei casi gli artisti che uscirono dal post-punk fecero i loro migliori dischi entro e non oltre il 1982. Non facendomi morire questo, pertanto, penso di potermi fermare qui.
E dire che aveva (ha, sembra incredibile ma fa ancora dischi) una bella peculiarità, Reilly. Uscire in epoca post-punk inglese con velleità da virtuoso della chitarra pur cercando di restare abbastanza umile (almeno, è l'intenzione che colgo io a sentimento) gli è bastato per diventare un piccolo culto underground. The return è un assemblaggio variopinto di 15 strumentali tutti abbastanza eclettici, di cui un paio sono ottimi e si fanno ricordare (Conduct e Experiment in fifth), ma mi lascia insoddisfatto.
Mi sfugge l'obiettivo primario: questa è musica che fa rilassare, che evoca l'autunno o che serve a compiacere l'abilità di Reilly?

5 commenti:

  1. per una volta non concordo..grande gruppo,estremamente originale..ho sempre amato la loro musica..li vidi al vidia nell'85..

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  2. Ciao carissimo. Ma tu li hai vissuti in diretta, magari anche a me sarebbero piaciuti all'epoca. Però al confronto dei giganti della wave lui mi sembra così piccolo...

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  3. capisco..in realtà secondo me era molto originale,e si ritagliò un posto ben preciso ..
    ciao amico carissimo

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  4. Originale senza alcun dubbio...ma un po' troppo vanitoso, secondo me. Ciao!

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  5. Preferisco "LC" e "Another Setting" a questo disco di esordio, per me un po' sfocato, e val la pena di ascoltare anche "Without Mercy", che non ha nulla a che fare con i primi tre dischi.
    Ma certo non è un obbligo ;)

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