Ristampato poco tempo fa in versione ampliata e con un titolo diverso dall'italiana avanguardista Die Schacthel, Dialoghi Del Presente è una gemma nascosta dell'Italia 70' che, nonostante la grande apertura mentale di quegli anni, lo ignorò. Oggi è finalmente arrivata la degna riscoperta e chissà cosa ne avrebbe pensato la buon'anima di questo polistrumentista napoletano, artefice di un'unica mezz'ora di assoluta magia e poi scomparso. La sponsorizzazione spassionata di O'Rourke, l'inclusione in una compilation di The Wire, Pitchfork che gli dà un 8.4 sono soltanto gli accadimenti internazionali di maggior esposizione.
Non c'era proprio nulla di tradizionalmente partenopeo nelle partiture di Cilio: 5 strumentali per chitarra, piano, violino, cello, oboe, sax e percussioni. Un mix audace fra musica da camera, avanguardia, struggenti melodie e morbide dissonanze, in un saliscendi continuo fra austerità e intimismi. Io ci ho colto in primis i Popol Vuh di Hosianna Mantra come attitudine, ma i nomi analoghi citati sono stati tanti (anche in ottica futura, per dare un'idea della lungimiranza di Cilio).
Potevamo avere un nostro Harold Budd; chissà cosa avrebbe potuto fare, quali meraviglie donarci. Almeno ci resta questa sublime mezz'ora di musica senza tempo.
Nessun commento:
Posta un commento