Giovane formazione americana tendente all'hardcore-pop-grunge di cui non me ne sarebbe fregato assolutamente nulla se non fosse per un quarto d'ora entusiasmante di ruspante revivalismo fine '80/inizio '90 contenuto all'inizio di Attack on memory. Considerato che gran parte del grunge tende ad invecchiare maluccio, è impresa meritevole di lode.
L'iniziale No future/no past è una litania depressa, sostanzialmente un fermo immagine dell'ultimo Cobain, cinico e fatalista, ma che ricorda vagamente anche i Van Pelt. Quando ad un minuto dalla fine il pezzo sembra decidersi a decollare, la produzione di Albini fa il primo grosso regalo al gruppo ricreando in tutto e per tutto il suono di In utero.
La sensazione vera è Wasted days, classificabile come uno dei migliori pezzi mai scritti dagli Husker Du altezza '83/85, che parte subito come un siluro a presa immediata e poi deraglia in una specie di jam iper-nevrotica con effetti deliranti, fino alla durata finale di 9 minuti.
Sembrerebbe di trovarsi di fronte ad un capolavoro, ma il resto del disco getta bruscamente acqua sul fuoco facendo scendere in verticale la soglia dell'attenzione. Esclusa un'altra buona mutuazione nirvaniana (No Sentiment), i 5 pezzi residui parlano un linguaggio punk-pop con poca personalità e piuttosto scontato, mille volte inferiore a quel quarto d'ora da orgoglio in flanella.
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