domenica 18 settembre 2022

Julia Holter ‎– Have You In My Wilderness (2015)


Finalmente trovo un senso a tutto il grande clamore critico esploso a favore della Holter, ormai ritenuta una delle cantautrici più autorevoli al mondo (la media voto su Pitchfork è spaventosa, ma anche altri non scherzano). Avevo trovato gradevole uno dei suoi primissimi, ma poi ero rimasto deluso dal successivo Loud City Song. Conoscendo il percorso accademico della californiana (diplomata in composizione), ritenevo che il suo output soffrisse di uno stato di limbo sostanziale, un po' come successo ad altre della sua generazione, ovvero; il mettere la sofisticazione e lo spunto intellettuale davanti a tutto il resto, incluso anima ed emozioni. Il mio è un pensiero arrogante? Possibile. D'altra parte, magari alla Holter non interessa assolumente nulla dei giudizi e le importa fare e pubblicare la sua musica, visto che il sostegno della Domino è di quelli importanti.

Have you in my wilderness però ha un titolo che è quasi interpretabile come programmatico. Qui un ipotetico stato brado dell'autrice si rivela in un gettare la maschera per mezzo di un lussureggiante, sofisticato, solare ed emozionante art-dream-pop sinfonico, che scava fino a modelli risalenti agli anni '60 e che beneficia di uno stato di grazia compositivo. E' stato quasi come se la Holter, non so quanto volontariamente o meno, si fosse liberata delle zavorre avanguardistiche e si fosse lanciata verso il melodismo più sfrenato, sapendo però di poter fare qualcosa di intellettualmente sensato.

Il disco srotola una chicca dietro l'altra, poco da dire. Persino la sua voce, che ritenevo algida e poco espressiva, risalta maggiormente in questo contesto (Nico e Legrand i riferimenti principali). Feel You, Silhouette, Everytime Boots, Betsy On The Roof, Have You in my wilderness, Sea Calls Me Home sono dei preziosi manufatti analogici che sembrano persino costruiti con un algoritmo (e stesso discorso per quanto riguarda la produzione, stesso principio). Quindi, amore incondizionato per il disco in sè e l'ascolto libero da qualsiasi preconcetto; il sospetto di una presunta artificiosità per quanto riguarda l'elaborazione resta, ma in fondo cosa cambia. Di questi tempi la musica è così; non puoi più trarre conclusioni di nessun tipo.

1 commento:

  1. https://www.youtube.com/watch?v=pVGCIH54W9g

    https://www.youtube.com/watch?v=cy6KJr-49ZY

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