domenica 19 aprile 2015

Aidan Baker ‎– Songs Of Flowers & Skin (2005) + Aidan Baker & Tim Hecker ‎– Fantasma Parastasie (2008)

Ogni tanto provo a pescare qualche jolly dal pentolone di Baker, nella speranza di trovare una perla. Il criterio non è sempre aleatorio; a volte mi baso su recensioni lette in giro, altre mi faccio guidare soltanto dal fatto che mi piace il titolo del disco. 
Qui ci sono due casi in cui mi è andata piuttosto bene, che dimostrano l'ecletticità di questo artista a parecchi gradi, e lo dico con estrema franchezza, vanitoso fino allo stremo.
Songs of flowers & skin è, fra quelli che ho ascoltato fino ad adesso, il più musicalmente convenzionale, per non dire cantautorale o gothic-pop, per trovare una definizione. Caratteristiche principali sono le chitarre pulite, le canzoni ben strutturate, il canto quasi sempre presente (anche se il canadese non è un vocalist e si sente). Gli inserti di violino e tromba arricchiscono la curiosità di udire un Baker così diverso, che passa da uno slow-core funereo a delle progressioni quasi pop, con tutto quello che può starci nel mezzo. Il riferimento più frequente sembra essere i Cure ombrosi e malinconici della prima maturità (non soltanto Disintegration, ma anche le atmosfere più ricercate di Kiss me kiss me kiss me). Il fatto più sorprendente alla fine è che i pezzi sono quasi tutti validi ed i climax emotivi scuotono. E' un episodio minore di Baker, fra l'altro uscito su cd-r, e che non avrà mai un pubblico, ma molti dark-heads lo apprezzerebbero non poco.
La collaborazione col connazionale Tim Hecker verte su un elettronica sporca ed abrasiva, che procede per droni, riverberi e muraglie impenetrabili. L'idea di fondo è intrigante; una sorta di duello rusticano fra dispositivi digitali e chitarra elettrica, un botta e risposta continuo a ricreare ambienti sofisticati ed innalzare saturazioni, che crea ondate di grosso impatto, che si avvicina ad un passo dal rumore bianco ma poi sfuma in una nebbia molecolare. Nonostante l'assenza totale di ritmi, è un disco molto dinamico e ricco di spunti che cresce ad ogni ascolto. Certo si poteva evitare di spezzettarlo in 66 tracce; lo stacco ogni 20-30 secondi può anche essere fastidioso, se non lo si sente su cd. Questa maledetta autoindulgenza fa più danni della grandine....

Nessun commento:

Posta un commento