lunedì 30 novembre 2015

Tangerine Dream ‎– Stratosfear (1976)

Il famoso spartiacque fra la prima gloriosissima fase e l'inizio del declino, non a caso Baumann fiutò aria di decadenza e subito dopo fece le valigie, lasciando a Froese e Franke l'arduo compito di traghettare il Sogno verso il '77 e tutto ciò che ne derivava.
Innanzitutto, la title-track, con ogni probabilità il brano più bello che i TD abbiano mai composto, dai giri evocativi e con una dinamica mai udita prima da parte loro. Nel finale Froese rispolvera la chitarra elettrica e sfregia l'aria cosmica con fendenti brevi ed incisivi.
Proprio il recupero della 6 corde è forse il tratto più distintivo di Stratosfear, grazie anche alle frasi stentoree di Invisible limits. Completano il quadro l'incubo pastorale di The big sleep... e l'altro capolavoro 3 a.m. at the border, spettacolare contemplazione di chissà quale fenomeno naturale.
Ingiustamente sottovalutato, ma soltanto per gli storici precedenti.

sabato 28 novembre 2015

Nymph - New Millennium Prayer (2013)

Piacevole e schizzata proposta di vintagismo psichedelico da parte di questo collettivo newyorkese che per l'occasione ha incluso un intera band greca; gemellaggio che genera un felice incidente spazio-temporale.
Nei 4 lunghi brani di New Millennium prayer lo spettro sonoro viaggia dai Can ai Quicksilver, con tutto quello che ci può stare nel mezzo, inclusa una simpatica cantante orientale che geme isterica e marziale.
Bravissimo il chitarrista a cesellare vorticosamente sugli alti come il mai dimenticato John Cipollina. I ritmi sono vorticosi nonostante le lunghezze, dal funk al motorik ad un incessante utilizzo dei timpani.
Nulla di veramente eccezionale, ma un ascolto lo merita.

giovedì 26 novembre 2015

Atomsmasher ‎– Atomsmasher (2001)

Durante la sua carriera di sagace sperimentatore delle musiche violente, Plotkin ha avuto una breve fase alla testa di Atomsmasher, trio con un batterista ed un vocalist. Nulla di più differente da quanto inaugurò poco più tardi con i Khanate.
Sembra di trovarsi all'interno di un videogame di quelli sparatutto, dai ritmi impossibili e dalla schizofrenia più incontrollabile. Una sorta di cyber-grind da cartone animato, animato da inarrestabili manipolazioni elettroniche e con un ronzio quasi fisso stile-trapano che rende instabili tutte le frequenze alte.
Davvero difficile da descrivere, Atomsmasher è un esperienza di panico che va vissuta senza soste, per capirne meglio il (non)senso. Come l'ha definita brillantemente PS, questo è un suicidio musicale.

martedì 24 novembre 2015

Flaming Lips ‎– The Terror (2013)

Ovvero il terrore di poter vivere senza amore, come dichiarato da Coyne, che rincarava con siamo persi, sballati, senza speranza, musicalmente parlando. Ed è vero, ma allora che continuino ad esserlo. La seconda giovinezza dei FL, iniziata a mio avviso col bellissimo Embryonic, proseguita con l'ultra ciclopico Strobo Trip, raggiunge un'altra grande tappa con questo desolato, desertico e spaurito The terror.
Non inventeranno nulla, ma la loro impronta è sempre fortissima e stupiscono anche in questa serie. Di sicuro è il loro disco più atmosferico ed oscuro di sempre; perso per strada il batterista, lo hanno rimpiazzato con degli scabri beats meccanici. Le chitarre sono ridotte ad orpello secondario, la protagonista è un elettronica analogica che si adatta alla perfezione a composizioni che di fatto sono puro pop, come nella loro tradizione.
Così la lente audio-sensoriale dei FL riesce a trasmettere perfettamente lo stato d'animo del terrore, ma lo fa con quel suo classico e trasognato modo di fare che li ha resi unici al mondo negli ultimi 30 anni.
Lunga vita.

domenica 22 novembre 2015

Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza ‎– Eroina + Niente (1971)

Quasi nessuna parola in aggiunta a quanto riportato da Vlad per quanto riguarda Niente nè per quanto riguarda la storia generica del Gruppo, col celebrato The feed-back in primo piano.
Entrambi i dischi ivi trattati furono registrati nell'autunno del 1971 e stampati nel 2010/11 dalla gloriosa Cometa Edizioni Musicali. Non è dato di sapere se furono pubblicati all'epoca, quindi l'utilizzo library del materiale è più che un sospetto fondato. Niente è un trattato di fisica astratta; impossibile non notare la somiglianza della batteria di Restuccia con quanto Liebezeit compiva con i Can, ma si tratta di contemporaneità ed è quasi stupefacente. Eroina è un deliquio di sballi rovinosi e tortuosi, degna colonna sonora di menti geniali al servizio della causa descrittiva. Forse qualcuno di loro aveva avuto esperienze con la sostanza e l'aveva filtrata attraverso la messa in disordine musicale?
Avanti, ancora oggi.

venerdì 20 novembre 2015

Invisible Things ‎– Home IS The Sun (2012)

Il germe della genialità storta degli U.S. Maple si tramanda al giorno d'oggi non soltanto grazie a Todd Rittmann ed ai suoi Dead Rider, ma anche per mano dell'altro storico chitarrista Mark Shippy, ovvero colui che aveva fondato gli Shorty con Al Johnson prima di varare l'acero.
Con Invisible Things, che segue il progetto Miracle Condition durato soltanto lo spazio di un album e di un EP, il chitarrista ha creato una formula inebriante di avant-impro-psychedelia senza freni. Assieme a lui un batterista, tal Jim Skyes, tentacolare e sregolato, posseduto dal demonio. A priori avrei detto che neanche questo sarebbe stato giusto per lui, invece Home is the sun non fa prigionieri e strega con 17 tracce fuse insieme in un flusso senza pause, al punto che potremmo definirla una suite gigante di oltre un'ora. 
E' un labirinto senza uscita, il cui destino per l'ascoltatore è amore o odio. SIB l'ha odiato e stroncato, io sono all'opposto.

mercoledì 18 novembre 2015

Constance Demby ‎– Sacred Space Music (1982)

Ci vuole del tempo, ma in effetti è quasi un paradosso che un amante dell'ambient-music come me non si sia mai avvicinato alla new-age e non ne so il motivo. Ci è voluto un bel servizio su un Blow Up di Marzo 14, scritto da un giornalista di cui normalmente non mi fido molto (G.D.Soler), ma che in questo caso mi è sembrato onesto e sincero. Il Sacred Space Music dell'americana Demby, considerata la sacerdotessa per antonomasia della new-age, viene indicato come probabile punto più alto del genere ed in effetti è un capolavoro di misticismo da camera per piano, synth, viola e dulcimer.
Con questi da due pezzi di 20 minuti ciascuno, la Demby realizzò un'ambientazione pregna di struggimento infinito e di intensa commozione che stilisticamente aveva come precedenti soltanto Budd e i Popol Vuh. In The Longing il protagonista è l'aulico dulcimer, che ancestrale e tintinnante all'infinito si insinua dappertutto, ma la vera sensazione è data dalle partiture incantevoli di piano e dal contrappunto essenziale della viola. In Radiance è ancora il dulcimer a dare il via, ma questa volta è il synth a prendere possesso della situazione e regalare stati di trance. Non so quanti dischi ascolterò ancora di new-age, ma mi sembra molto arduo che tale magia sia stata superata.
 

lunedì 16 novembre 2015

Calm Blue Sea ‎– Arrivals & Departures (2012)

Da strenuo difensore dell'epic-instru, spezzo una lancia in favore dei CBS perchè c'è stato un progresso rispetto all'esordio, il che configura, oltre ad uno stato di forma artistica invidiabile, il posticipo della morte per questo genere che bel bello si avvicina al compimento della maggiore età. Vogliamo negar esso la gioia dei vent'anni? No, non sia mai.
Con Arrivals & Departures i texani raggiungono un notevole climax emotivo e si affrancano dal mogwaianesimo, segno che l'episodio intermedio della realizzazione di una colonna sonora per film muto li ha fatti maturare e portati a creare orizzonti di una bellezza commovente. Per il resto non c'è tanto altro da dire, cambia il genere ma il problema è sempre quello: se un disco punk, metal, reggae o di qualsiasi altro recinto è fatto dannatamente bene, dobbiamo sempre cercare il motivo di fondo per cui è stato realizzato? In barba a qualsiasi ricerca ossessiva dell'originalità, i CBS soddisfano la ricerca del bello e basta.

sabato 14 novembre 2015

Orbital ‎– Orbital 2 (Brown Album) (1993)

Direttamente dalla stagione dei rave inglesi, uno degli acts di maggior successo. Sul secondo album ebbero anche la consacrazione del tormentone popolare, Halcyon, di discreto impatto persino in Italia (chi era adolescente all'epoca potrebbe ricordarsela).
Orbital era una coppia di fratelli inglesi che si anteponeva artisticamente al successo dei cugini Orb. Laddove il gruppo di Patterson era tendente allo sballo o comunque alla ricerca di uno stato di trance più o meno sbragata, gli Hartnoll bros erano lucidi e quasi chirurgici. Ossessionati dalla ricerca della precisione, raggiunsero comunque risultati ragguardevoli e sono tutt'ora indicati fra i massimi esponenti della corrente techno-trance.
Brown Album nè è un ottimo campionario. Spiccano Planet of the shapes, Impact e Remind, ovvero le tracce più incompromissorie e tendenti allo scuro, ma anche quelle più solari strappano un sorriso e riportano alla mente dolci ricordi.

giovedì 12 novembre 2015

Religious Knives ‎– Remains (2007)

Collezione di mantra spiritati e vintagistici per questa band newyorkese comprendente due ex-membri dei rumoristi Double Leopards. Decisamente un salto nel buio, questo verso gli ohm giganteschi che infondono pura ipnosi nonostante la generale saturazione lo-fi dei suoni, in tipica filosofia No Fun Records.
I 5 lunghi pezzi in scaletta sono recuperati da alcune uscite minori, e le differenze sono notabili ma ciò non va a discapito del risultato finale. In The train le avvolgenti e voluttuose tessiture di farfisa sembrano pro-nipoti di The end dei Doors, ma sono sparse, svogliate e svuotate da ogni significato hippy. I vocalizzi prolungati, deformati da chissà quale stato di zen, e alcune ritmiche portate alla moviola (Electricity and air) fanno pensare ad un Sun Araw strafatto, oltre ogni concezione.
Un pezzo estatico come Blackbird porta alla memoria le fasi lunari più sbragate dei Flying Saucer Attack, complice anche la voce eterea dell'organista Maya. 
A dispetto dell'apparente approssimatività dell'insieme e della lunghezza delle jams, l'intento di sprigionare attività negli angoli remoti della mente riesce alla perfezione. Stupendo e penetrante.

martedì 10 novembre 2015

Wipers ‎– Is This Real? (1979)

Anche dopo l'ascolto dei primi Wipers, non cambio la mia idea: i veri inventori del grunge furono i Replacements. E' vero che il gruppo di Portland ha avuto la sua grande importanza sull'alternative-rock americano, ma in sostanza erano un espressione punk, non nichilista e spesso tendente al pop.
E' anche vero che l'adorazione di Kurt Cobain (culminata in ben 2 covers) nei loro confronti ha contribuito a sviare un po' le idee, però i Tergicristalli avevano come punto di origine il rock fragoroso e altamente melodico degli Who, lo traslavano in un ottica post '77 e solo marginalmente lo contaminavano con le ritmiche secche della new-wave. Le tempestose composizioni di Greg Sage ebbero un influenza decisiva, più che sui Nirvana, su bands come i Chainsaw Kittens ed affini, ovvero quelle per nulla inclini agli sbalzi depressivi del grunge e più concentrate sull'energia, possibilmente positiva, della musica in sè. 
E' un peccato che Is this real sia stato registrato così lo-fi, un po' della genuinità del gruppo viene danneggiata ma resta un disco di un ebbrezza punk contagiosa.

domenica 8 novembre 2015

Screams From The List 12 - Guru Guru ‎– UFO (1970)

Ma con queste facce, cos'avrebbero potuto creare i tre ceffi se non un oggetto sonoro non identificato?
Perchè di tale si tratta, Ufo. Un monumento al free-rock intero, ovvio figlio della propria epoca ma proiettato in altre dimensioni.
Prendiamo i tre componenti: un chitarrista schizofrenico e visionario allo stesso tempo, in lotta continua con sè stesso. Un bassista minimale fino alla follia e dall'impatto sismico; se c'è un merito nei Guru Guru di aver anticipato di decenni lo stoner, gran parte è suo. Un batterista di estrazione jazz che asseconda il caos primordiale autogeneratosi con uno stile che anomalo è dir poco.
L'aspetto più importante, dopo 45 anni, è ancora l'impossibilità di poter classificare Ufo: non era jazz-rock, non era per nulla Hendrix, neanche l'ombra del blues, non era neanche avant-rock visto che non so quali reali eredi possano essere stati designati da allora fino ad oggi. Le visioni (da urlo, distorte, drogate, impazzite, quel che si vuole) dei Guru Guru finirono per imprigionare fantasmi da cui essi stessi non riuscirono a liberarsi (nettamente inferiori i dischi successivi, ma sarebbe stata veramente dura impattarlo).
Non dimentico di notare che anche questi erano i figli della seconda e perduta guerra mondiale. Altri figli della penitenza enciclopedica teutonica.

venerdì 6 novembre 2015

Das Simple ‎– In Girum Imus Nocte (2013)

Pirotecnica band francese dedita ad un math molto tecnico, di un impatto frontale che non lascia indifferenti. Cinque brani lunghi ed articolati dai titoli in latino, madrelingua ed inglese. Presumo che abbiano delle radici hardcore, dato il ruvidissimo stile vocale ed alcuni breaks di evidente retaggio (c'è persino una fuga grind), però l'influenza dei Magma in passaggi di grande enfasi e di ritmiche spigolose si fa sentire non poco. Nel primo pezzo, le trame chitarristiche risalgono addirittura alla pietra miliare kingcrimsoniana Red.
Quindi, in sintesi un hard-prog sincopato e variopinto. Nulla di nuovo oltr'alpe, ma un ascolto i Das Simple lo meritano abbondantemente.

mercoledì 4 novembre 2015

Sisters Of Mercy ‎– First And Last And Always (1985)

Sembra strano, ma ascolto il primo album dei SOM soltanto oggi per la prima volta. Cose che forse non succedono mai ad un fan del dark-punk, ma c'è un motivo: da adolescente comprai a 2.000 lire la cassetta di Vision Thing, terzo ed ultimo disco del gruppo di Leeds, e lo trovai orribile. Forse oggi la penserei diversamente, ma smaltita questa lunga squalifica ironicamente ho puntato sul primo, che di solito è sempre il migliore.
Se si analizza la qualità generale mettendo da parte i soliti, deleteri fattori produttivi legati alla decade, FALAA ha un paio di caratteristiche che emergono subito: 1) i pezzi si assomigliano tutti, per struttura e ritmiche 2) i pezzi sono quasi tutti molto belli e ciò impedisce la noia. Il cantato accuratamente lugubre di Eldritch era un valore aggiunto al contesto, il lavorio di chitarre notevolissimo; di sicuro non avevano la profondità dei Joy Division nè l'eclettismo dei primi Banshees, ma rappresentavano il cambiamento in atto del gotico musicale di cui erano una vetta sicura, dato che attorno a loro il declino era inarrestabile.

lunedì 2 novembre 2015

Cyclobe ‎– Wounded Galaxies Tap At The Window (2010)

Due inglesi che hanno fatto parte entrambi, in periodi sfalsati, dei Coil, pertanto indissolubilmente legati alla lunga corrente dell'ossianico-esoterico-post-industriale britannico.
Molto concentrate le loro pubblicazioni: solo 5 album e 3 Ep in 15 anni. E' logico che la qualità abbia la meglio su qualsiasi altro aspetto, con i Cyclobe. Ebbene, la corrente continua a regalare piacevoli sorprese e Wounded galaxies ne è uno dei migliori risultati in assoluto degli ultimi 10 anni, fuori discussione. Un lavoro che non si illude di nascondere le origini di Brown e Thrower, bensì che si fregia di una maestria evocativa fuori dalla media, frutto di una ormai notevole esperienza e di un ispirazione centellinata in ogni minimo dettaglio. Il pulviscolo celeste di How Acla disappeared.... apre in maniera sublime, seguono i meravigliosi 17 minuti di danza spettrale di The woods are alive..., le fioriture di hurdy-gurdy di We'll witness the resurrection, i clangori cristallo, le dolenti figure pianistiche e i gemiti infantili di Sleeper, chiude il mega-drone della title-track in maniera maestosa. Magnifico.