Il famoso spartiacque fra la prima gloriosissima fase e l'inizio del declino, non a caso Baumann fiutò aria di decadenza e subito dopo fece le valigie, lasciando a Froese e Franke l'arduo compito di traghettare il Sogno verso il '77 e tutto ciò che ne derivava.
Innanzitutto, la title-track, con ogni probabilità il brano più bello che i TD abbiano mai composto, dai giri evocativi e con una dinamica mai udita prima da parte loro. Nel finale Froese rispolvera la chitarra elettrica e sfregia l'aria cosmica con fendenti brevi ed incisivi.
Proprio il recupero della 6 corde è forse il tratto più distintivo di Stratosfear, grazie anche alle frasi stentoree di Invisible limits. Completano il quadro l'incubo pastorale di The big sleep... e l'altro capolavoro 3 a.m. at the border, spettacolare contemplazione di chissà quale fenomeno naturale.
Ingiustamente sottovalutato, ma soltanto per gli storici precedenti.
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