Il germe della genialità storta degli U.S. Maple si tramanda al giorno d'oggi non soltanto grazie a Todd Rittmann ed ai suoi Dead Rider, ma anche per mano dell'altro storico chitarrista Mark Shippy, ovvero colui che aveva fondato gli Shorty con Al Johnson prima di varare l'acero.
Con Invisible Things, che segue il progetto Miracle Condition durato soltanto lo spazio di un album e di un EP, il chitarrista ha creato una formula inebriante di avant-impro-psychedelia senza freni. Assieme a lui un batterista, tal Jim Skyes, tentacolare e sregolato, posseduto dal demonio. A priori avrei detto che neanche questo sarebbe stato giusto per lui, invece Home is the sun non fa prigionieri e strega con 17 tracce fuse insieme in un flusso senza pause, al punto che potremmo definirla una suite gigante di oltre un'ora.
E' un labirinto senza uscita, il cui destino per l'ascoltatore è amore o odio. SIB l'ha odiato e stroncato, io sono all'opposto.
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