mercoledì 20 luglio 2022

Laika – Sounds Of The Satellites (1997)


L'anno scorso, quando i Radiohead pubblicarono l'edizione di anniversario di Kid A + Amnesiac, vidi da qualche parte rinnovarsi l'eterna questione su quanto quei due dischi siano sempre stati sopravvalutati dalla critica in quanto sbandierati come novità assoluta mondiale, come avanguardia, etc etc. Dalla parte dei detrattori invece (sempre una minoranza, ma ben agguerrita), l'arma fumante è sempre stata: senza stare a scomodare l'ingombranza dei Can, perchè non tiriamo in causa gente come gli Sneaker Pimps o i Laika, che prima del millenium bug erano già fuori con formule di elettronica corrotte con dub bianco, post-wave ed indie-rock. Questi ultimi, nati da una costola dei Moonshake, applicavano la lezione ad un trip-hop ultra-accelerato con residuati di dream-pop, confezionato su misura per la voce esile ma evocativa della Fiedler. Il factotum musicale, Fixsen, di professione ingegnere del suono, si sarebbe rivelato un (involontario o meno) influencer sui pezzi più ritmati di Kid A, ma anche per certe ondate di moog ed effetti elettronici elevati a strumenti aggiuntivi.

Su Sounds of the satellites, secondo capitolo della saga Laika, non tutto funziona a meraviglia. La lunghezza è eccessiva, alcuni pezzi sembrano un po' amorfi e poco sviluppati, il flauto a volte è un po' troppo invadente. Sembra quasi più una ricerca sul suono che una carrellata di pezzi convinti e rifiniti. Su questo aspetto, facendo leva sul talento compositivo, i Radiohead faranno infinitamente meglio, bisogna dirla tutta. Forse anche per questo i Laika sono caduti in quel dimenticatoio fagocitante che ormai sono diventati gli anni '90. Ma a loro va senz'altro riconosciuta una funzione di pionierismo non da poco.

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