venerdì 29 luglio 2022

Robert Wyatt – Rock Bottom (1974)


Come si fa a parlare del disco #2 nella classifica di tutti i tempi di PS? Esiste un criterio oggettivo per giudicarlo o è pura utopia dadaista poterne disquisire senza entrare nel già letto? E' possibile non abbassarsi col facile luogo comune che la sua composizione venne drasticamente influenzata dalla caduta dell'anno prima, con cui RW restò disabile a vita? E se non fosse caduto, non sarebbe stato forse meglio un Wyatt in declino artistico invece di quello che è stato?

Sgombro subito il campo, io preferisco The end of an ear. Quello fu la vera rivoluzione interiore, il reale vertice dadaista, come il Vol. 2 dei Soft Machine, come Moon In June. Rock Bottom è un altro tipo di capolavoro: è la sublimazione del dolore, della perdita, l'elogio della malinconia e della drammaturgia applicata ad una patafisica che però ha perso il suo humour. E' un lamento accorato, un affresco commovente che passa in rassegna i vari stati emotivi con fenomenale ispirazione (ed essenziale aiuto da parte dei convenuti, in gran parte mastri di Canterbury). 

Mi è capitato con pochissimi dischi nella vita; mi impersono così tanto nel protagonista che ne percepisco il dolore, lo faccio mio e ne soffro. Per questo non mi sono mai veramente innamorato di Rock Bottom. Se lo sarebbe meritato, ma quelle ferite sono così palpabili e salate che non riesco a sostenerle. Addio.

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