Episodio molto marginale della storia del prog italiano, perchè ne sfiorava le coordinate e per la sua natura dichiaratamente coreografica in quanto andò a musicare uno spettacolo di danza teatrale.
Artefice ne fu il veneto Tisocco, già tastierista e compositore alla guida degli Opus Avantra, altro nome che ebbe lo stesso destino: troppo ambiziosa e variegata la formula per essere apprezzata dai puristi del prog.
Eppure Kátharsis va ripescato, perchè è un opera di levatura notevole: inizia con un deliquio psichedelico in stile Ummagumma, poi prosegue con astrattismi di piano in linea con la library più oscura, con quadretti Rio alla Henry Cow, con liturgie estatiche per organo e voci femminili, con un gospel bianco e così via. Una fase di recitazioni miste spezza un po' il filo, ma il finale è riservato alla fase più geneticamente progressive, che in fondo in fondo non poteva mancare.
E' frammentario, per certi versi autoindulgente ed ovviamente trasuda settantismo da tutti i pori; chi non resiste a questo fascino è avvertito, nel caso in cui non l'abbia mai ascoltato.
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