Con puntuale determinazione i Disappears continuano a sfornare una media di un disco all'anno, e con immutato affetto per Brian Case li ascolto sempre, anche se nessuno di questi è un capolavoro.
Però a mio parere il penultimo, Era, è il migliore di tutti. La loro formula indie-psych qui si arricchisce di una vena mobile ed ossessiva, quasi a recuperare antiche sensazioni gothic-wave; merito, con ogni probabilità dell'ultimo acquisto, il batterista Leger, molto più portato dei predecessori al groove ipnotico. Da non ignorare inoltre l'aspetto fondamentale della registrazione effettuata presso gli studi di Steve Albini, ad opera di John Congleton, forse destinato a diventare uno dei suoi eredi più credibili. Il suono è perfetto ed arricchisce la band non poco.
La sezione ritmica ha acquisito autorevolezza nell'economia del disco, che si potrebbe dividere in due filoni, fra il pezzo lungo, dilatato, acido ed ossessivo ed il pezzo di durata normale, canonico. Sono questi ultimi a lasciare più il segno, in primis la meravigliosa title-track, una specie di inno gotico che si stampa in testa e non va più via.
Li ho visti dal vivo a Novembre e mi sono piaciuti un sacco, sono prevedibilmente meglio che su disco, la loro è una musica che si presta molto alla dimensione live, soprattutto se accompagnata da "sigarette modificate"
RispondiEliminaImmagino. Anch'io li ho visti dal vivo qualche anno fa, quando il repertorio era molto più esiguo (e forse inferiore....)
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