venerdì 25 marzo 2016

Grouper ‎– Ruins (2014)

Svolta intimista per la Harris, proprio all'indomani dell'entrata nella galassia Kranky?
Non si sa. Il suo cammino non è dei più lineari. Dopo i due giustamente acclamati A | A sono usciti 2 cdr ultra limitati, un album di ripescaggi del 2008 e per ultimo Ruins, che contiene materiale registrato in Portogallo nel 2011 + la lunga Made of Air, risalente addirittura ad un decennio prima, una delle sue tipiche giovani ruminazioni di drone-gaze in forma ancora acerba.
L'aria lusitana deve aver ispirato la parte più confidenziale della Harris, dato che si tratta esclusivamente di pezzi per piano acustico e voce. Se la trafila temporale fosse andata di pari passo l'uscita dei dischi, avrei fatto un parallelo con la Pj Harvey che ad un certo punto disorientò tutti e se ne uscì con quel gioiello che fu White Chalk. Significa, comunque, che dopo aver raggiunto un certo climax si può sentire il bisogno di togliere gli orpelli, di staccare ogni spina e di dare la giusta importanza anche ai vuoti. Allora ecco un parallelo più accorto, con le dovute proporzioni; la Cat Power di The Covers Record.
Da questa congiuntura di auto-ripiego ne escono quadretti compassati in bassa fedeltà fra il melanconico ed il trasognato, cantati con un filo di voce. Di una semplicità e di una naturalezza innata: doti che forse non ci aspettavamo dalla Harris, al punto che Made Of Air, posta in coda, sembra quasi guastare l'atmosfera creatasi.

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