martedì 1 marzo 2016

Barn Owl ‎– V (2013)

Davvero dura riuscire a replicare quel mastodontico capolavoro che era Ancestral Star per i due californiani, che rappresentava quasi un funerale simbolico ed impietoso del drone-doom. Per cui, dopo un episodio interlocutorio (Lost in the glare) e qualche divagazione (uno split, un EP, un live), li aspettavo al varco con qualcosa di più significativo ma con la consapevolezza che avrebbero dovuto cambiare le carte in tavola. Così hanno fatto, e si tratta di una mutazione drastica.
V assimila con successo l'esperienza ambient che Caminiti ormai sviluppa a scadenza annuale da un lustro a questa parte e la inserisce nel maestoso BO-sound, compiendo una trasfigurazione fra mistica e metafisica. Scompaiono feedback e distorsioni, entrano a gamba tesa colonne impetuose di synth e liquefazioni psichedeliche, le chitarre sono meste ed indolenti. E' un cerimoniale solenne che culmina nei 17 minuti di The opulent decline, summa di quanto elaborato in precedenza nella scaletta. 
L'impresa lambisce i livelli di Ancestral star, e chissà ora cosa ci riserva il Barbagianni per il futuro.

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