Ci sono diversi motivi per cui è inevitabile amare i Gustoforte. Primo fra tutti, Quinto quarto sembra un disco fatto da giovincelli al debutto, tanta è la freschezza e l'energia che comunica, e non il frutto della reunion di elementi di mezza età che si rimettono insieme, magari puramente per nostalgia, e con poche idee. Roba da far saltare il banco dell'italian occult psychedelia e dei suoi giovani esponenti.
Sono tornati, come dichiarano in un intervista, perchè vogliamo dare fastidio a questa desolata penisola degli idioti. Ed è emblematico che i Gustoforte siano romani, che la loro furia logica senza speranza sia più che mai attuale ai giorni nostri.
Poi certo, il ritorno è di quelli importanti se non insperati, dopo 30 anni in cui dichiarano di non essersi mai sciolti ma solo di aver fatto attività alternative ai meccanismi di mercato (come abbandonare cassette in giro, a casaccio). Quinto quarto è un album convulso, tambureggiante, acido, vortice sulfureo con pochi capi e poche code, di un ossessività che sconvolge. Più che mai moderno.
Poi sono da amare per l'iconografia della loro etichetta Plastica Marella; dare un occhiata agli annunci pubblicitari per crederci, sono di un'ironia geniale. Su un Blow Up dell'anno scorso recitava una cosa che più o meno faceva così: Non sai come investire gli 80 € di Renzi? Acquista Quinto Quarto dei Gustoforte e Pape Satan di Fabio Fabor (provvidenzialmente ristampato).
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