Seguito di quel fondamentale secondo album che li fece conoscere un po' anche al di fuori del territorio nazionale, Mobile Home vedeva i francesi scivolare verso terreni più subdoli, psicologici se vogliamo. Ma fu anche quello che precedette un lunghissimo iato, di fatto undici anni se si esclude l'autoprodotto del 2004. Si chiudeva un decennio del quale essi incarnavano alla perfezione l'essenza, e forse il non essere riusciti ad esportare concretamente la loro musica (incisero solo sulla parigina Prohibited) fece loro segnare il passo. Peccato, perchè meritavano ancora una volta: Mobile Home vedeva un quartetto più concentrato a costruire grooves scuri, con Thiphaine più intento a sperimentare che a snocciolare le sue trame di classe. Altro punto a favore la registrazione impeccabile alla Steve Albini di Al Sutton. Da segnalare anche un episodio deragliante con Eugene Robinson a delirare ed incursioni di tromba; questo molti anni prima che il vocalist degli Oxbow diventasse uno dei guest più richiesti.
lunedì 7 marzo 2016
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