domenica 11 marzo 2018

Lee Rockey ‎– Music (2007)

Prezioso recupero da parte di una delle etichette weird americane più rappresentative degli ultimi dieci anni, la De Stijil, che ho intercettato nella sezione Rewind di un Blow Up di diec'anni fa letto per puro completismo la scorsa estate, con un rarissimo 8/9 di Federico Savini.
Un disco che più NWWlistiano non si potrebbe, una vera e propria out-take se non fosse che questi nastri furono registrati fra la la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 ma restarono sepolti per una quarantina d'anni, per essere pubblicati solo dopo la morte di Rockey. Americano, in vita fu essenzialmente un batterista di jazz da big band ma che dopo i 40 anni si diede a questa forma di sperimentazione solista (chiamare il disco Music forse non è stata un'idea molto illuminante, a meno che non ci sia un'intenzione puramente ironica) dell'assurdo, con un coacervo impossibile da districare per nastri, violino, violoncello ed oscillatori. Un bubbone di mezz'ora abbondante che tramortisce, lascia sbigottiti e fa quadrare il cerchio del motivo per cui, a partire dagli anni '80 divenne un collaboratore abituale degli Smegma, che lo scoprirono in queste sue coraggiosissime e carbonare escursioni. Ma Rockey, rispetto ai californiani, era davvero superiore di diverse spanne ed in questa mezz'ora riesce a sconcertare sul serio e far sembrare dei pivelli tantissimi altri sperimentatori ben più conosciuti.

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