domenica 23 agosto 2020

Pausa 2020


Traversie personali di diversa natura, esigenze familiari strutturali e psicologiche (fra cui IL trasloco), ma soprattutto una certa stanchezza generale nell'esplorare di palo in frasca, fanno sì che da un po' di tempo a questa parte io abbia voglia soltanto di dedicarmi ai miei mostri sacri, di ascoltare i Cure per una settimana, e poi la settimana dopo soltanto gli Arab Strap, e la settimana dopo gli Idaho, e poi solo Peter Hammill per un mese...e così via. Di conseguenza, necessito di una lunga pausa, di un ciclo defatigante privo di nuovi dischi; in fondo è un fatto ciclico che avviene ogni tot anni, l'ultimo fu nel 2014 e durò 6 mesi. Il blog è una passione e mi piace accumulare nuove conoscenze, ma non riesco a postare un disco e scriverne in modo superficiale o a liquidarlo in poche righe come quelli che non mi piacciono e finiscono nella succursale. Fatto sta che di recente ho cambiato casa, ho cambiato lavoro e le nuove situazioni non favoriscono in nessun modo l'ispirazione per buttar giù quelle sporche righe che mi piace mandare nell'etere, per tacere che non ho quasi più il tempo per ascoltare musica. Quindi, in attesa di sistemare qualche cosa nella mia vita e di ritrovare una quotidianità più rilassata, mi prendo questa pausa necessaria.
Un arrivederci a chi passa di qua, abitualmente o casualmente.

venerdì 21 agosto 2020

Arab Strap - Changes (1999)


Ed infine la cover più impronosticabile che potessero sfornare (ne ricordo solo un'altra degli Spacemen 3, abbastanza rivoluzionata, almeno fino alle scelte inconcepibili degli ultimissimi tempi), ma neanche tanto, visti i trascorsi di MM, si diceva dedito anche al metal da adolescente. Ad ogni modo, il pezzo forse più pastorale e delicato dei Black Sabbath (anomalia, dopotutto, prelevata da Vol. 4, anno 1972) nell'anno più slow ed etereo degli AS fu un accoppiamento che non poteva non funzionare. Ed infatti resta uno dei loro massimi capolavori atmosferici, non tanto per la melodia originale (che diciamocela, è oggettivamente bella a prescindere da qualsiasi parere si abbia dei BS) quanto per lo svolgimento: beat elettronico tipico di AM, raffinato ma insistente sul charleston, la parte di piano affidata alla 6 corde acustica, le ondate di mellotron sventagliate sull'elettrica effettata ma pulitissima, per una cornice finale quasi galattica.
Su tutto questo, AM biascica il testo originale alla sua maniera, confidenziale ed apparentemente distaccato. Con la sua solita grazia, insomma.
E' stato giusto, giustissimo dedicare a questo pezzo (e non ad altri cameo, che numericamente non furono pochi) un capitolo a parte dell'Archive, se non per il valore intrinseco, anche soltanto per la cover dedicata, la rivisitazione di Vol. 4 con un MM assorto sull'acustica. Memorabile perchè sarebbe stato molto più scontato metterci un AM in air-hugging stile Ozzy we love you!.

giovedì 20 agosto 2020

Arab Strap - The Summer Has Ended: Tascam Demos 1995


Li chiamano i loro primissimi demos. Esiste un tape sempre del 1995 in circolazione chiamato Coming Down, che però sembrerebbe precedente, al punto che alcuni pezzi potrebbero anche aver fatto parte del repertorio degli Angry Buddhists, il proto-progetto di Aidan con suo fratello ed un amico, attivo dal 1990 al 1995. Sembrerebbe perchè una piccola maturazione fra i due è più che tangibile, se non altro per le sorprendenti anticipazioni di Soaps, Wasting, una Islands assolutamente irriconoscibile in up-tempo noise, la Oxytocin che altro non è che l'embrione di Piglet, la Love Songs che lo è di An eventful day. Per il resto, domina il caos più totale. Soltanto la new-wave di Birds sopravviverà fra le rarità degne di nota, mentre passeranno in cavalleria gli altri episodi, più che trascurabili ma fedeli testimoni di una selezione naturale, di una fotosintesi clorofilliana in pieno atto.
Si partiva.

mercoledì 19 agosto 2020

Arab Strap - The Shy Retirer


Documento che testimonia l'ultima registrazione in studio, datata 21/06/2006, e facente parte del merchandising al Farewell Tour. Non lo volli comprare quando li vidi all'Estragon, avevo l'amaro in bocca e pensavo che fosse ingiusto che si sciogliessero.
Invece avevano ragione, e mi ci sono voluti anni per capirlo. In questa sessione solo A&M, solo voce e chitarra, nient'altro. Francamente non so cosa farmene di un altra versione di The Shy Retirer, che ok, è stato uno dei loro pezzi più famosi ma per me è in seconda/terza fascia. Commovente come sempre invece Pro-(your) life, nella versione più nuda e splendente possibile. Ed eccellente anche Serenade, una delle loro migliori dell'ultimo repertorio.

martedì 18 agosto 2020

Arab Strap - The Frog Tape (Demos 1995)



Il demo (occhio e croce il terzo in ordine cronologico, ma non se lo ricordano neanche loro) che scatenò la loro saga, finendo sulla scrivania della Chemikal (siano sempre benedetti). I due precedenti conosciuti soffrivano di eccessiva dispersione e di qualche riempitivo imbarazzante, ma dopo un dovuto rodaggio i due capirono che sarebbe stato meglio concentrare ed il gioco era fatto. Un quarto d'ora scarso, con 4 pezzi su 5 rifiniti su The week never starts round here (fuori soltanto Drug Song For Paula, una gag meritevole di essere archiviata). Spazio alla slintiana Coming Down, al surreale upbeat-country I work in a saloon, alla quadrata Gourmet  ed alla gemma embrionale The Clearing, che conserverà i suoi tratti distintivi sulla nuova versione (battito tonfante, voce telefonata, nebbia fitta) a parte la coda noisy, un trapano che sì, è stato meglio tagliare.

lunedì 17 agosto 2020

Arab Strap - Sunday at the Hug & Pint (Demos 2002)


Questioni di completezza, oppure nostalgiche, o di legami affettivi.....Non sono pochi i riempitivi nell'AS Archive, ma va bene così, vogliamo sentire qualsiasi cosa abbiano registrato. Persino questi demos del 2002, quindi non proprio il loro momento dorato. La Cunted Version di The Shy Retirer viene chiamata in causa come abbandonata, ma non è che ci siano grosse differenze con la finale. E poi due lo-fi da camera d'albergo, dopo un concerto, stanchi ed emotivi. Lasciamo perdere la stucchevole Loch Leven....hey ma c'è The girl I loved before I fucked, già strutturata e liricamente intensa, anche in tal grezza rendition. Basta poco, per emozionarsi.

domenica 16 agosto 2020

Arab Strap - Sanitised Broadcasts 99​-​03


Dietro l'ironico titolo si trova un'antologia quadriennale che innanzitutto svela un retroscena: i 3 magnifici pezzi di Elephant Shoe in modalità trasfigurata (con Gow e Miller) che John Peel mandò in orbita come una delle sue sessions in realtà erano stati registrati con l'intento di diventarne la versione ufficiale. Che fosse un incomprensione o meno, Lord JP poteva fare quello che gli pareva sempre e comunque, di conseguenza A&M si dovettero adeguare. Questi 20 minuti li conoscevamo già, ma io li riascolterei all'infinito e non serve aggiungere altre parole che: The Drinking Eye, Pro-(Your) Life, Leave the day free.
Segue un eccezionale session in duo acustico, con ogni probabilità risalente al 2001 e si crede mai trasmessa da nessuno, con Aidan full-time sulle tastiere. La scelta di b-sides oscure come Blackness e Bullseye (quasi rabbrividente, con la novità assoluta della voce riverberata, credo mai successo nè prima nè dopo) sembra privilegiare le corde di Malcolm, che hanno un suono perfettamente cristallino e rendono massima giustizia alle composizioni. Per The devil tips ho terminato le parole, un'altra Tanned in unplugged fa aumentare gli interrogativi: com'è possibile che sia diventata una specie di (eccezionale) atmo-bossa in studio? Domande da fan terminale, questo è chiaro....
Il resto, beh...roba del 2003. Pregevolissima l'out-take di Fuck a doodle don't, presente solo nelle stampe australiane di Monday, e la sempre bella Glue. Per il resto, un po' di noia.

sabato 15 agosto 2020

Arab Strap - Quiet Violence (2002)



Mini autoprodotto, registrato in casa, distribuito gratuitamente agli avventori di un festival in patria. Erano grosso modo le prove generali di Monday at the hug & Pint, con i due in veste agreste, circondati dalle donzelle agli archi, un po' di beat box e kilt di ordinanza. Ciò che penso di questa fase non lo voglio ripetere di nuovo perchè mi sembra di essere ingeneroso. D'altra parte era giusto che l'operazione nostalgia su Bandcamp coprisse tutto il periodo di vita, ed ai tempi Quiet Violence era un'autentica rarità che bramavo per ascoltare.

venerdì 14 agosto 2020

Arab Strap - Paradiso 2003


Per Monday at the Hug And Pint ci fu una svolta in qualche modo prevedibile, perchè The Red Thread aveva speso le ultime cartucce di un filone aureo che non poteva durare in eterno. Quindi per il nuovo corso, materiale più accessibile, barocchismi e sinfonismi, velleità artistiche maggiorate e line-up amplificata, come testimonia questo Amsterdam del novembre 2003.
Archiviata la militanza pluriennale dei fidi Gow e Miller, gli AS si presentavano in 7 (!) sul palco del mitico Paradiso, con la nuova sezione ritmica Bathgate / Jeans, il violino di Jenny Reeve, il cello di Alan Barr e Allan Wylie alla tromba ed al piano. Un ensemble da camera che dispensa arrangiamenti professionali finendo per mettere MM in penombra, ma senza sacrificare il DNA dei pezzi, in gran parte prelevati dall'ultimo disco.
Questione di gusti. Questi sono gli AS che a me sono piaciuti di meno, e forse non si piacquero tanto neanche loro. Saranno casualità, ma credo che più o meno in questo periodo abbiano iniziato a meditare seriamente lo split.

giovedì 13 agosto 2020

Arab Strap - Mitchell Theatre 12•11•99 (Rough Mixes)


Un live album perso ed infine ritrovato, che li inquadra in uno dei periodi migliori (almeno per me, fan terminale di Elephant Shoe), del quale non si ricordano il motivo per cui fu abbandonato e neanche ripulito, da cui deriva la precisazione Rough Mixes. Spicca la presenza di Barry Burns dei Mogwai, già special guest sul disco e qui incluso per diverse performances al piano, elegante e mai invadente. Con Adele Bethel, coinvolta come sempre in Aries the ram, Pyjamas e Toy Fights, si era ormai agli sgoccioli.
Un concerto lunghissimo, come da tendenza del periodo molto protratto sui ritmi lenti e catatonici, che ha il suo climax nella versione monstre da un quarto d'ora di Autumnal. Fondamentali nello sviluppo le energetiche rendition di Direction of strong man e Hello Daylight, a spezzare l'aura di letargica magia che viene comunque trasfigurata nelle code noisy di Blood, New Birds ed Afterwards, showcase abituale di MM a terminare. Sì, forse era passato troppo poco tempo da Mad For Sadness, e si era in una fase molto delicata della loro convivenza. Un documento imprescindibile per i fan della loro fase di mezzo.

mercoledì 12 agosto 2020

Arab Strap - Malmö 2006


Con la line-up amplificata a quintetto (la sezione ritmica Scanlon/Simpson ed il jolly Jones), gli ultimi concerti degli AS furono tecnicamente impeccabili. Esecuzioni precise e focalizzate, un AM mai stato così intonato, non troppo spazio al passato nelle scalette, ed una sostanziale freddezza percepibile sia su nastro che dal vivo (ne ebbi tangibile impressione anche all'Estragon, Novembre). Non fa eccezione questo concerto svedese, che vede la miseria di 5 pezzi su 15 dal repertorio precedente a Monday at the Hug & Pint. Almeno presente l'ultimo loro capolavoro, quella The Girl I Loved Before I Fuck che finì paradossalmente come inedito di Ten Years Of Tears invece di alzare la media di The Last Romance.
Ma ormai erano al sipario, e l'amarezza di aver perso la spontaneità dei giorni migliori era una triste realtà. Non a caso, neanche uno straccio di liner notes, sulla relativa pagina Bandcamp.

martedì 11 agosto 2020

Arab Strap - Live in Melbourne 2: Corner Hotel (2001)

Nella stessa giornata, la seconda di due serate consecutive a Melbourne, ovviamente sempre in unplugged (tastiere permettendo). Un set incantevole, fra i più brillanti esemplari di capacità di trasfigurazione dei loro pezzi, con elementi semplici e la loro umiltà, nient'altro. Stesso trio del pomeriggio, con Gow alla doppia seduta spazzole / tastiere, ed AM a fare qualche colpo di piano.
A partire dall'incipit elegante di Amor Veneris, nessun colpo a vuoto. La dinamica Scenery fa l'ennesimo figurone. La resa di Turbulence (uno dei pezzi che amo di meno del loro repertorio, confesso) è superiore all'originale. La magica bossa nova di Tanned trasformata in una torch song in minore, memorabile comunque. La nerissima Bullseye ancor più angosciosa dell'originale, con AM in massimo tasso di emotività. Per Hallo Daylight penso di non poter trovare più parole per decantarne il mio amore. Here we go senza beat fa strana sensazione, ma la sostanza del classico è inattaccabile.
Un concerto a livelli quasi da album ufficiale.

lunedì 10 agosto 2020

Arab Strap - Live in Melbourne 1: Punters Club (2001)

Ebbero un buon riscontro anche in Australia, dove se non sbaglio avvennero le prime esecuzioni in acustica. In quel di Melbourne, il 17 Marzo ne fecero ben due. Il primo si svolse in questo Punters Club ed è un buon set variegato, che pescava da tutti e 4 gli albums fino ad allora sfornati da A&M. 
Fondamentale comunque la presenza di David Gow nella seconda metà, fra spazzole e tastiere (Islands e The Devil Tips, eccezionale). Un musicista versatile e perfetto per la causa AS, che dopo quell'esperienza non troverà molta fortuna con i Sons And Daughters.

domenica 9 agosto 2020

Arab Strap - Live in Liverpool 2005

Fatti curiosi che possono capitare. Quand'è capitato ai Cure, c'è stata la riserva pronta a salire sul palco. Per gli AS, al posto del batterista Jeansy dovuto scappare a casa per un emergenza, è toccato seccamente ad una Korg Rhythm del 1979, forse programmata in fretta e furia per una parte della scaletta, di conseguenza virata sull'acustico (sul palco anche il cello di Alan Barr).
Ma a dire la verità, (e francamente sarebbe stato difficile il contrario), il concerto ne risente. Sopratutto dal 2003 in avanti, si sono esibiti molto in versione acustica, però appare chiaro che tale situazione richieda preparativi (magari anche solo psicologici, chi lo sa) che vanno oltre lo standard. Un peccato, perchè d'altra parte il gruppo fu in grande forma fino alla fine, ma questo live non va oltre lo status di mera curiosità.

sabato 8 agosto 2020

Arab Strap - Instrumentals Y2K

Descrizione esauriente nelle notes: due strumentali del 1999/2000 che avevano il potenziale per arrivare a The red thread ma non giunsero mai allo stadio di applicazione dei testi. Siamo forse al picco ispirativo di A&M seconda fase, diciamo quella più matura ed eclettica. Black Indie Metal è quasi slow-core e deve il suo ironico titolo al "chorus" ultra distorto di Malcolm. Unfinished Fireworks è un retaggio quasi Mogwaiano nel versante più pastorale possibile, di cui finirono comunque per usare un breve tratto per un bridge di Love Detective, quello col piano in contrasto armonico.
Nei credits finalmente viene messo per iscritto che la batteria la suonava Aidan, ne avevo la certezza ed il sentore, ed ho sempre ritenuto che fosse un buon drummer, soprattutto per le fasi quiet.

venerdì 7 agosto 2020

Arab Strap - Blossoming Romance (Demos 2005)

Tre demos per The Last Romance. Il primo pezzo è così intitolato ma in realtà si tratta di Don't Ask Me To Dance, in una versione grezza ma strutturalmente identica all'originale. Interessante com'era l'idea originale di If there's no hope for us, con partitura acustica, immersa in un beat freddo ed immutabile, sviolinate e spoken word. Praticamente un altro pezzo. Infine una Dead Air a bpm zavorrati, ad effetto maggiormente bucolico dell'atmosferica conosciuta come b-side.
Per veri completisti.


giovedì 6 agosto 2020

Arab Strap - Astoria '98

Un mini-set di mezz'ora pre-Philophobia, ovviamente incentrato su di esso nella veste live, più cruda ed essenziale. Spicca una versione da 11 minuti di My Favourite Muse, con un MM impazzito che conferisce una carica noise alla parte solista, con tanto di finale puro-harsh. Il processo di estrema elettrificazione prende anche One Day, After School che detiene un ritmo up-tempo che svanirà nel nulla in sede di registrazione dell'originale. Intrigante anche la resa di The First Time You're Unfaithful, che evidenzia la bellezza delle parti chitarristiche. In generale, è un buon anteprima di come sarebbe potuto diventare Philophobia senza la produzione; non meglio nè peggio, solo diverso.

mercoledì 5 agosto 2020

Arab Strap - Accelerator: Stockholm 2001-07-05

Con una copertina ed un nome abbastanza fuorviante, è l'ufficializzazione di un bootleg che mi ero perso. Per fortuna che fa parte del ripescaggio, perchè si tratta di un live di altissima qualità. Sul palco di Stoccolma, in quell'occasione, anche un tastierista, tal Lewis Turner, mai sentito nominare. Si trattava comunque di una ciliegina benvenuta, vedi le inusitate folate di mellotron (!) in Screaming in the Trees e sull'eccezionale resa di Scenery, in cui il suddetto sfoggia anche un solo di pianoforte elettrico nel finale, di gran gusto. Ma tutto il gruppo è in forma e snocciola grandi versioni dell'onirica The devil-tips, della spettrale Blackness, della commovente Pro-(your) life, nonchè una delle migliori New Birds di sempre.

martedì 4 agosto 2020

Arab Strap - Archive 2020

22 anni fa avevo 22 anni e scoprivo, grazie ad un'ascolto strappato dal Pig, gli Arab Strap con Philophobia. Da quel momento per me fu istantaneo amore assoluto per il duo scozzese, ed ovviamente ne seguii le mosse con puntualità. E' stata la band che ho visto più volte dal vivo, il loro forum online fu il primo a cui mi iscrissi e partecipai. Una decina d'anni fa scrissi una monografia su Sunday Morning mettendo a fuoco tutta la mia passione verso il loro catalogo, e rileggendola ora sto realizzando che il ricongiungimento degli ultimi anni sia più che giusto, anche se per adesso limitato ai concerti ed alle ristampe. Hanno sempre avuto un certo gusto per le autocelebrazioni, Aidan e Malcolm, e la costrizione casalinga della pandemia li ha in qualche modo guidati a perpetrare un ripescaggio di cui si ventilava da anni; l'Arab Strap Archive, materializzatosi su Bandcamp il 1° Maggio scorso.
Si tratta di un pack di 20 titoli in totale, una vera festa per noi feticisti / completisti di A&M. Non tutto è completamente inedito (conoscevamo già Live 7", Quiet Violence, Cunted Circus, Acoustic Request Show, ma è comprensibile l'intenzione di ripromuovere uscite originalmente molto limitate), ma come scritto nelle note, i due hanno sempre pensato che i loro momenti migliori fossero fuori dai soliti studio, e si tratta di una storia degli AS fra i vicoli e le strade rurali.
Voglio quindi dare risalto ad una buona parte di questo archivio e poi prendermi una pausa, in puro AS-style; preannuncio, eseguo, lascio e poi tornerò. Non si sa quando, ma, salvo forze maggiori, tornerò....

domenica 2 agosto 2020

Red House Painters - Live 1993.07.24 – 4AD at the I.C.A. - London, England

Documentone di un mini-festival organizzato per un compleanno della 4AD. Avevano esordito a Londra nel novembre del 1992 e da allora non erano più tornati. Nel frattempo era uscito Rollercoaster da un paio di mesi e tutte le sue conseguenze, un pubblico in aumento ed uno stato di grazia stellare. Il concerto lo certifica in tutte le maniere possibile, nonostante una qualità discutibile, non certo soundboard: tuttavia la bilanciatura è buona, i bassi si sentono distintamente ed una volta fatto l'orecchio, il bootleg è commovente; non avevano ancora raggiunto quella confidenza e quella coesione che li avrebbe portati a diventare dei navigatori delle stelle un paio d'anni dopo, qui legati alla struttura originaria, con poche variazioni (strana soltanto la rendition di 24). Immagino la meraviglia dei presenti nell'ascoltare Evil, qualche mese prima della sua pubblicazione, nonchè la deliziosa cover I Am A Rock. Per il resto, esecuzioni perfette di Katy Song, New Jersey, Strawberry Hill, Dragonflies. Pubblico non vasto ma sonoramente entusiasta. 
E ci credo.