Che cosa offrivano gli Arab Strap dal punto di vista tecnico?
Quasi nulla. Aidan Moffat era nato come batterista slow-core nei Bay, poi sentì di aver qualcosa da dire ma proprio di saper cantare non era in grado. Malcolm Middleton era un chitarrista incapace di saper fare gli accordi barrè.
La grandezza di questo duo che si è chiamato fuori dalla mischia un paio di anni fa stava nelle canzoni e nelle emozioni. Aidan era un paroliere crudo e spietato, chi ha provato a tradurre qualcosa se ne è accorto. Amore a nervi scoperti, sesso senza metafore, alcool, noia metropolitana. Chi ha letto Bukowski potrebbe fantasticare pensando ad una reincarnazione scozzese (Hank morì nel 1994, il primo disco degli AS uscì l'anno dopo).
Malcolm, frustrato dall'incapacità di diventare come Van Halen, svilupperà invece una spiccata propensione ad impenetrabili ragnatele chitarristiche elettro-acustiche.
Non è musica propriamente allegra e lasciate perdere qualsiasi paragone che la stampa abbia tirato in ballo, questi ragazzi avevano una propria identità. La grandezza delle loro canzoni supportava un'impianto sonoro che a volte poteva essere davvero povero. Li ho preferiti di solito quando avevano una batteria umana, identificabile con il validissimo David Gow, che insieme a Gary Miller formava la sezione ritmica di questo concerto dell'agosto del 2000 ad Urbino, nella suggestiva cornice della Fortezza Albornoz. Basta sentire la potenza e la luce del primo pezzo, Direction of strong man.
Nel backstage dopo il live, Miller scherzava con Gow e autografava la mia copia di Philophobia col fumetto "David is a cunt" uscente dalla bocca dell'ex di Moffat, disegnata nuda a gambe incrociate sulla cover. Il vocalist invece se ne stava seduto, in evidente ilarità etilica, a borbottare qualcosa di scozzese ed indefinibile.
Sono sempre stati un conforto nei miei momenti di scazzo amoroso.
(Originalmente pubblicato il 28/12/2007)
Quasi nulla. Aidan Moffat era nato come batterista slow-core nei Bay, poi sentì di aver qualcosa da dire ma proprio di saper cantare non era in grado. Malcolm Middleton era un chitarrista incapace di saper fare gli accordi barrè.
La grandezza di questo duo che si è chiamato fuori dalla mischia un paio di anni fa stava nelle canzoni e nelle emozioni. Aidan era un paroliere crudo e spietato, chi ha provato a tradurre qualcosa se ne è accorto. Amore a nervi scoperti, sesso senza metafore, alcool, noia metropolitana. Chi ha letto Bukowski potrebbe fantasticare pensando ad una reincarnazione scozzese (Hank morì nel 1994, il primo disco degli AS uscì l'anno dopo).
Malcolm, frustrato dall'incapacità di diventare come Van Halen, svilupperà invece una spiccata propensione ad impenetrabili ragnatele chitarristiche elettro-acustiche.
Non è musica propriamente allegra e lasciate perdere qualsiasi paragone che la stampa abbia tirato in ballo, questi ragazzi avevano una propria identità. La grandezza delle loro canzoni supportava un'impianto sonoro che a volte poteva essere davvero povero. Li ho preferiti di solito quando avevano una batteria umana, identificabile con il validissimo David Gow, che insieme a Gary Miller formava la sezione ritmica di questo concerto dell'agosto del 2000 ad Urbino, nella suggestiva cornice della Fortezza Albornoz. Basta sentire la potenza e la luce del primo pezzo, Direction of strong man.
Nel backstage dopo il live, Miller scherzava con Gow e autografava la mia copia di Philophobia col fumetto "David is a cunt" uscente dalla bocca dell'ex di Moffat, disegnata nuda a gambe incrociate sulla cover. Il vocalist invece se ne stava seduto, in evidente ilarità etilica, a borbottare qualcosa di scozzese ed indefinibile.
Sono sempre stati un conforto nei miei momenti di scazzo amoroso.
(Originalmente pubblicato il 28/12/2007)
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