Un ottimo regalo del Natale scorso, quello che UMG ci ha riservato: la temporanea riesumazione di Moltheni per dare luce ad una decina di inediti rimasti immacolati nel cassetto, risalenti a quegli anni e registrati ex-novo, che lascia anche aperto il fantasioso pensiero di un reunion-tour, anche se solo nella mente mia, tanto per citare il romantico mantra che chiude il disco.
Il quinto malumore era già ben conosciuta da primi anni zero, essendo un pezzo molto presente nei concerti, ma nel suo vigore chitarristico si tratta di un'anomalia all'interno di una raccolta che, coerentemente con la propria apparizione, verte sul lato più intimista e raffinato di Umberto.
Non ho mai lesinato su un mio pensiero universale: diffido sempre delle raccolte di inediti, perchè se qualcosa valeva veramente avrebbe trovato uno sbocco, se non nell'immediato, nel giro di poco tempo. Alcuni pezzi di Senza Eredità, soprattutto nella seconda metà della scaletta, mostrano un po' la corda e tradiscono la loro evidente affiliazione al periodo più narcotico di Moltheni, quello di Toilette Memoria / Io non sono come te, a mio avviso quello meno esaltante della sua ventennale carriera.
Il mio entusiasmo, perciò, è rivolto alle prime tre tracce del lotto, che da sole valgono il biglietto. Estate 1983, un testo da far scoccare la lacrimuccia e atmosfera agreste piena di vitalità e colori. Ieri, superbo valzer in progressione pragmatica del miglior stampo moltheniano.
Ed il vero regalo dell'Umberto odierno, un auto-mascheramento fenomenale, La mia libertà. Uno dei migliori 10 pezzi del suo canzoniere, a prescindere dal monicker. E' questo che chiedo ad uno dei miei massimi eroi, quello di farmi aggiornare periodicamente la playlist cumulativa.
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