mercoledì 21 aprile 2010

Robert Wyatt - The end of an ear (1970)

Questo è un disco ottundente, un oggetto impazzito.
Ma come? Il grande Wyatt si prende una licenza dai Soft Machine, che comunque lascerà l'anno dopo, e non canta? O meglio, incide vocalizzi a mo' di pastiche e li sormonta fra di loro, li manipola, li assembla in cut-ups imprendibili, ma solo sul primo e ultimo brano, Las Vegas Tango. Riprendendo il discorso del capolavoro maximo di Moon In June di due anni prima, Wyatt estremizza e porta al limite i suoi esperimenti patafisici.
Questo disco è un corpo contundente.
E' una navicella senza rotta, è un genio che si è chiuso in studio con batteria, pianoforte e nastri e ha dato sfogo ad una creatività dirompente e divertita, si potrebbe dire, seppur l'umore generale del disco sia comunque molto serio e malinconico, dal grigio al nero. Non si può parlare più di jazz, di rock, non è catalogabile sotto nulla. Si potrebbe parlare di un generale sentore psichedelico, perchè sembra di galleggiare nello spazio in preda ad un trip disorientante.
Questo è un disco di dediche.
Hanno collaborato i fiatisti dei Soft Machine, Charig + Dean, e David Sinclair. Chissà come Wyatt spiegò loro cosa voleva ottenere. Esclusa la suite che apre e chiude, i brani sono tutti simpaticamente dedicati a colleghi musicisti, ad amici, alle donne, per rendere tutto più bello, e al buon vecchio mondo, grazie per l'uso che fai del tuo corpo, e arrivederci. Ho sempre pensato che Wyatt fosse, sia prima che dopo l'incidente, un gran simpaticone, un tipo non classicamente inglese che non si prende molto sul serio.
Questo disco non è per tutti.

(Originalmente pubblicato il 16/02/2008)

3 commenti:

  1. Mah, è un disco ostico e disorientante, anche se qua e là emergono spunti di grande bellezza.
    Io non sono mai riuscito ad amarlo - o forse non ci sono ancora riuscito - mentre adoro il seguente Rock Bottom, che considero un capolavoro addirittura miracoloso.

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  2. So perfettamente che tutti amano Rock Bottom più di ogni altro, e in effetti non è che io lo ami, assolutamente. Però End è una cosa talmente geniale e "avanti" che per me resta insuperabile...Teniamo conto che era il 1970 e una roba così di sicuro non si era mai sentita.

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