giovedì 20 agosto 2015

Klaus Schulze ‎– Cyborg (1973)

Ristampa di una decina d'anni fa in cui l'assemblaggio è un po' discutibile: affiancato al colosso originale appare un live, But beautiful, registrato in una cattedrale di Bruxelles nel 1977. Pur trattandosi di una suite pre-new-age dignitosissima, non mi sembra abbia molta attinenza (non si poteva abbinare alla ristampa dei, peraltro numerosi, album contemporanei?). 
A parte questo dettaglio, Cyborg: pochissime parole per un mastodonte di oltre 90 minuti in cui il berlinese dietro il suo arsenale di macchine spaziali schierava un'imponente orchestra chiamata a fornire strati su strati di ghiaccio, di impenetrabili oscurità, di bordoni incessanti. Favolose come sempre le frasi di organo che Schulze ricamava con seriosità tutta teutonica. 
Quarant'anni dopo, questi monumenti di arte cosmica fanno ancora impressione. Com'è possibile?

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