Nel 2011 la Drag City ristampò i 3 titoli che nel 1980 furono licenziati dall'etichetta inglese Groovy, di proprietà di Shelley dei Buzzcocks e Cookson dei Tiller Boys, sconosciuto gruppo wave che conobbe la delusione del rifiuto di pubblicazione da parte della Factory e si sciolse subito dopo.
Assolutamente nulla a che fare nè col punk nè con la wave, comunque. Free Agents era un progetto collaterale di una parte dei Tiller Boys, e 3.33 è diviso in due parti: la prima facciata registrata dal vivo e la seconda in studio. Shelley partecipò solo a quest'ultima. Ci troviamo in un area grigia che è ben difficile da definire.
Essendo un titolo del 1980, i NWW lo inserirono sull'ampliamento della list sul secondo album, ed è uno dei rarissimi casi di influenza al contrario: la facciata A, quella live, è un collage free-industrial che deve senz'altro qualcosa a Chance meeting...., sia per l'approccio ossessivo ai suoni che per le strutture chiaramente aleatorie di come si sviluppa. Impressionante e con un senso tutto suo (che capisco non sia facile cogliere nell'immediato).
Nella facciata B, divisa in tre parti, compare Shelley e il suo peso si sente, ma siamo ancora in area tangente NWW: la sua chitarra sa essere sia quella commercial di Nicky Rogers (lo sgherro responsabile dello studio che impose la sua presenza su Chance meeting in cambio delle registrazioni gratuite) e quella maltrattata di John Fothergill. Nel sottofondo si agitano ritmi sconquassati ed ossessivi, urla bestiali in eco, cattiverie gratuite ma anche squarci filo-tedeschi di contemplazione (l'ultima traccia). Forse concettualmente più vicina ai Throbbing Gristle, ma con meno spirito iconoclasta.
Parafrasando una massima un po' maligna di Vlad; si tratta del miglior disco dei Buzzcocks.
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