Sorprendente album di debutto da parte di questo quartetto pisano inserito in un contesto che mi sembra svicolare dalla comunità italian occult psychedelia.
Acidi, ossessivi, rumorosi e martellanti, i Supervixens suonano uno psycho-noise che non può fare a meno di essere citazionista ma hanno trovato una loro via personale di successo perchè (complice il saggio e breve minutaggio) sanno alternare le diverse situazioni, che possono essere di caos, di fuga impazzita, di decollo spaziale, di allucinazione collettiva, di deriva in mare aperto senza controllo.
Il patron della situazione è Cambuzat degli Ulan Bator, che ha militato anche nei Faust. Probabilmente la leggenda tedesca, nelle incarnazioni degli anni '90, è il nome a cui si potrebbe accostare maggiormente quello dei toscani. Ma nulla toglie al loro merito nell'aver confezionato un lavoro davvero impressionante.
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