venerdì 10 febbraio 2017

Clock DVA ‎– Thirst (1981)

Secondo album di quello che era ancora una band e non un'entità guidata da Adi Newton come successe dal 1983 in poi. Era la chiusura di un ciclo breve ma significativo e molto peculiare nella storia della new-wave inglese: un suono spigoloso, spesso guidato dal basso, mutuato dai coevi giganti del funk bianco (ma perchè no? Persino dai Van Der Graaf di The Quiet Zone!), ma già possessore di una spiccata sensibilità arty e con i fiati a scorrazzare e seminare panico. E con un paio di pezzi persino accattivanti per gli standard di quegli anni, come Blue Tone e 4 Hours.
C'è chi preferisce o dà più importanza ai DVA cibernetico/elettronici e chi invece privilegia la prima fase; difficile asserire con fondatezza, resta sempre una questione di gusti. Io non ho dubbi, ascoltando le tracce più coraggiose di Thirst trovo più longevi quelli più vecchi.

2 commenti:

  1. Preferisco Advantage, cmq coraggioso è già ascoltare la Sveglia Deviata, ciao

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  2. Resta sempre una questione di gusti, infatti. Ciao!

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