Il wonder-trio di Sidney non finisce mai di stupirci ed è sempre più difficile trovare le parole per descrivere le loro uscite. Dopo un profondo excursus su alcuni stadi della loro colossale carriera, eravamo arrivati al tumultuoso e dissonante Mindset, al quale è seguito Open, il loro disco forse più visionario e meditativo (per non dire mistico, aggettivo che mancava dalla loro tavolozza) e poi il rovinoso Vertigo, con ogni probabilità il più scuro ed inquietante. Di una durata inedita (soltanto 44 minuti in luogo della solita oretta), propone una delle novità più rilevanti, ovvero l'utilizzo predominante da parte di Abrahams dell'organo e del Rhodes e visti gli overdub degli stessi, si tratta di una costruzione diversa dai loro standard. L'uso rarefatto dei piatti di Buck e quello in penombra del double-bass di Swanton rientra invece nei canoni di umiltà di questi due grandi uomini che sanno lavorare al servizio della suite, alchemici. Dietro la placida copertina che immortala cime di alberi su una distesa d'acqua, c'è il pezzo forse più astratto di una carriera che incredibilmente non conosce tregua di successo artistico. Che durino cent'anni.
giovedì 16 febbraio 2017
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