Ormai, da quando nei primi anni zero ci fu la prima wave del revival della new-wave, non ha più senso parlare di revival. E' diventata la normalità il fatto che escano continuamente band più o meno di talento che immolano il proprio output alla stagione del post-punk, nello stesso modo in cui il punk viveva stagioni di gloria recuperata negli anni '90.
I Protomartyr, di Detroit, sono in giro già da qualche anno e dopo una trafila su micro-labels sono giunti alla Domino, con conseguente promozione a livello mondiale. Relatives in Descent vede l'ennesima fotosintesi che mixa vari dna, ma fa riflettere perchè io ci sento le stesse vibrazioni dei primi Interpol e dei National 2005/2007, il che mi fa preoccupare perchè inizio a pensare di essere seriamente assuefatto, trovando in questo aspetti positivi. Tornando alle influenze originarie, la vocalità di Casey non può non far pensare ad un incrocio fra Ian Curtis e Mark E. Smith, mentre il sound appare interessante per via di questo latente lato gotico che non prende mai il sopravvento, resta confinato e lascia spazio ad una chitarra onesta e ficcante. Per quanto riguarda i pezzi, meglio la prima metà dell'elenco.
Gran bella band, interessante e fuori dal coro.
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