A scioglimento avvenuto da un paio d'anni, la Strange Fruit rese omaggio a questo grandissimo gruppo collezionando le 3 Sessions per John Peel fra l'81 e l'84. Dalle varie interviste a Mark Burgess emerge che sua eminenza DJ ricevette il primo demo (senza batteria!) e sentenziò che qualcosa di fondo c'era, ma attendeva un miglioramento. Alla seconda cassetta, questa volta a pieni giri, li convocò seduta stante e la breve storia ebbe inizio.
Tre sedute, 12 pezzi, l'eccellenza assoluta della new-wave già due anni prima di Script of the bridge. Rispetto alle versioni in studio, ovviamente mancano eventuali overdubs e si percepisce una maggiore istintività ma le perfette esecuzioni restano lì a giganteggiare. Here Today, Second Skin, Perfumed Garden, Intrigue in Tangiers, Don't Fall trovano così versioni alternative di massimo pregio, al punto che queste John Peel Session si pongono come episodio non eludibile per chi volesse approfondire la discografia di questi giganti così ingiustamente sottovalutati.
Grandissimi... In queste sessione più che mai, la mancanza di overproduzione eleva al quadrato la posata potenza di esecuzione! Giganti SI!
RispondiEliminaE ti dirò, eccellenti anche in questi ultimi anni con l'auto-tributo e col solo Burgess superstite;
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=sYWTQdpdKEw&t=1254s
Si Sì sì!! Se hai tempo e voglia è uscito nel 2019 un remaster pelle Peel dei Bunnymen, io non ho parole, ci vorresti tu!
RispondiEliminaGià decantato una decina d'anni fa, caro...
RispondiEliminahttps://tuningmaze3.blogspot.com/2010/08/echo-bunnymen-complete-peel-sessions.html
Ben fatto!
RispondiEliminaComunque se ti va il remaster merita (come quello del 2014 dei Chameleons che ha portato le chitarre a sbranarti) rari casi in cui non sminchiano tutto
Sicuramente il remaster merita, ne sono sicuro a scatola chiusa. Non riesco ad immaginare una ripresa "sminchiata". Visto che me lo consigli ci farò un pensierino, anche se in genere non torno mai sui dischi già bloggati.
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