lunedì 10 gennaio 2022

Aburadako - 2004 (Tunnel)


Tre decenni di Aburadako: il punk e l'art-hardcore degli anni '80, il sofisticato math-rock degli anni '90, ed infine il paradossale decennio Zero, con soltanto due dischi di cui questo Tunnel del 2004, con ogni probabilità il più cervellotico della loro discografia, definito infatti dall'ottimo Federico Savini un tributo (più o meno volontario) a Lick My Decals Off Baby del Capitano ed alla sua estrema complessità, alle sue partiture impossibili ed alle sue digressioni vagamente blueseggianti, di quel blues che tal vien richiamato soltanto per similitudini beffarde che per le strutture.

Hasegawa, per conto suo, non fa nulla per evitare il confronto. Il suo metodo compositivo sembra proprio quello di DVV. Non è più l'urlatore alla carta vetrata del passato, ma l'effetto della sua verbosità non è meno caustico: sono le capacità del super-trio alle sue spalle ad impressionare persino più che in passato, col chitarrista Masato esclusivamente su toni puliti.

Nella cartella c'è un bonus di 24 minuti, che potrebbe essere il disco del Fiume, ovvero la pubblicazione del 2002, (come sempre, impossibile ricavare qualsiasi informazione) un unico pezzo piuttosto strano per i loro standard, lineare e vagamente psichedelico, con dei passaggi quasi slintiani. Forse un esperimento per disorientare il proprio pubblico, posto dopo Tunnel ha un effetto quasi rilassante.

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