Seguito dello splendido Finest Finger, che ricavò beneficio da un sistema rodato e sempre meglio arrangiato grazie alla presenza fissa del tastierista Head. Si intrasente anche un leggero miglioramento nelle registrazioni, ma l'aspetto sostanziale resta che Falsini si trovava in chiaro stato di grazia compositivo e confezionò un'altro centro, mediando alla perfezione l'aspetto terreno, più grintoso e viscerale con quello spaziale, più vaporoso tipico del primo album. Lo slowhand toscano peraltro, in un paio di fasi della scaletta, si trovò a ricorrere a dei passaggi di quel Cold Nose che languiva confinato in un cassetto.
Un album variopinto e di grande dinamica, che non lesina le felici incursioni ad un passo dal pop (l'iniziale The Flu, che in realtà si chiama Grow on you sull'antologia del 2012) e che sfiora più volte quel progressive a cui sono sempre stati attaccati, nonostante le evidenti differenze (le articolazioni di Luna Slain, gli inserti acustici di Mother's day). Sarà sempre troppo tardi per farli scoprire a qualcuno, ma vale la pena spendere il tempo.
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