Mi ero completamente perso il ritorno di Juntaro Yamanouchi nel 2016, dopo un silenzio di 15 anni in cui i suoi fans si erano chiesti che fine avesse fatto, e durante il quale era girata persino la voce che fosse scomparso. Nel suo tipico stile massimalista, da allora ha fatto uscire una pioggia di titoli, quasi tutti riguardanti faccende di archivio, sia sul campo che sul palco. Due gli album di inediti, di cui questo > (decrescendo) costituisce la sconvolgente sorpresa, più o meno come fece un quarto di secolo prima il verboso e sommesso Endless Humiliation. In ogni caso, come sempre si astengano i palati e le orecchie fini, si adeguino i concettualisti. 40 minuti notturni di frinire incessante di cicale e grilli su cui JY suona una sequenza ipnotica e soffusa di hapi drum, una specie di piccola steel drum che fa un suono un po' meno acuto di un carillon. Le intromissioni sono piuttosto rare: il rombo di un motociclo (o di una Ape??) che passa vicino all'improvvisato stage, qualche volatile (oche?) che starnazza a distanza. A 7 minuti dalla fine, un paio di uomini scoppiano a ridere fragorosamente per qualche secondo. Passano un paio di auto, i volatili si fanno nervosi. Alla fine, un sibilo costante invade il campo ed oscura sia le cicale che l'hapi drum, fino alla dissolvenza.
Come disse Tedio Domenicale, se mai i Gerogerigegege potessero fregiarsi di un miglior album, questo ci andrebbe molto vicino come fece Endless Humiliation. Svolta ambient per Juntaro?
Nessun commento:
Posta un commento