venerdì 22 ottobre 2021

Drose ‎– Boy Man Machine (2016)


Notevolissimo debutto di un trio di Columbus, Ohio, che sviscera un ibrido inopinato di noise destrutturato, altamente percussivo, con chitarre abrasive ma mai veramente cattivo, semmai piuttosto teatrale per via della recitazione del cantante, che sembra un improbabile incrocio fra Al Johnson degli U.S. Maple, Les Claypool ed il giovane Michael Gira. Proprio i primi Swans sembrano essere un punto di riferimento fondamentale per i Drose, ma al netto della spietata tracotanza e con una predilezione per la nettezza e la pienezza delle chitarre. I contemporanei Daughters possono essere un altra pietra di paragone, ma con un attitudine molto più sperimentale.

La tocco piano: le fasi più asfittiche, alla moviola pura, immerse nel silenzio apocalittico, possono ricordare addirittura i gloriosi Khanate di Capture & Release. Ma andiamoci piano, perchè alla lunga Boy Man Machine respira di aria propria, e non è di certo la più sana che si possa assumere. E' un disco di sostanziale disturbo, di disagio riverberato e come detto, talmente destrutturato da tenere sempre altissima la soglia dell'attenzione. Sarà molto interessante sentire il proseguio, se ce ne sarà uno. Chissà, il filone potrebbe essere il caustico slow-core della traccia finale, His Reflection, che chiude con uno straniante melodismo, in precedenza del tutto assente.

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