Dopo un disco interlocutorio nel 2015, i Windhand sono tornati ad una prova convincente ed ai livelli eccelsi dei dischi con cui li avevo conosciuti. Non ci sono stravolgimenti sostanziali, sempre di doom-metal melo-ortodosso si tratta, ma sono i dettagli in particolare a far brillare Eternal Return. Qualche striata galattica di chitarra che sparge un po' di pepe, un paio di pezzi standard particolarmente riusciti (Halcyon e Eyeshine si candidano a palma del loro repertorio), un paio di varianti con bpm sostenuti (Red Cloud e Diablerie, e Pitchfork ha tirato in ballo il grunge.....), i fills del batterista più interessanti del solito ed una sensazione di compattezza granitica che in fondo stabilisce la loro cifra stilistica principale. Difficile stabilire se si tratti di un punto di non ritorno, perchè alla prossima prova sarà difficile fare di meglio, se non opereranno una rivoluzione netta e decisa.
venerdì 3 dicembre 2021
Windhand – Eternal Return (2018)
Etichette:
Doom-Metal
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento