sabato 13 agosto 2022

Dreamcrusher – Another Country (2020)


Un raro album che mi fa sentire ancora abbastanza aperto nei confronti dell'attualità musicale, che non mi fa auto-ritenere un inguaribile dinosauro incartapecorito. Negli ultimi 5 anni è successo con pochissimi acts (Lingua Ignota su tutti, ma anche Stabscotch), ed è comune denominatore che si tratti di artisti piuttosto estremi, che sia solo per l'oggetto musicale o per il vissuto personale che si va a riversare sull'ouput sonoro. Non fa eccezione Luwayne Glass, transgender texano rilocato a New York per fabbricare del trovarobato traumatico, acido e abrasivo, ben esemplificato nei 43 minuti senza sosta di Another Country. Questo non è un prodotto musicale, bensì un testimone amorfo dei nostri tempi, in cui la violenza la fa da padrone ma in maniera subdola, diagonale, a volte travestita da sembianze quasi rassicuranti (gli arpeggi chitarristici iniziali, alcuni richiami sparsi allo shoegaze, certe ritmiche meccaniche rallentate, giri di basso ostinati) ma pronta a rivestire tutto di lava, feedback e distorsioni. L'articolazione del collage, apparentemente aleatoria, è invece il suo segreto: gli scenari, saturi di elettricità, si susseguono allucinati con continue svolte ed implosioni.

E' un teatro post-industriale, perchè eredita qualcosa di quella gloriosa stirpe (impossibile non pensare ai Throbbing Gristle) ma con un gusto shocking perfettamente calato nel presente. Non ascolto molta musica attuale, ma ho come il sentore che questo mostro possa essere una trasposizione molto rappresentativa (ed angosciosa) dello scenario sociale odierno.

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