giovedì 4 agosto 2022

Who – Live At Leeds (1970)


Piccolo spazio memoriale. 25 anni fa svolgevo il mio servizio militare lavorando di supporto ad un maresciallo amministrativo della provincia pavese, Carlo Bellancino. Per essere un dipendente dell'esercito era infinitamente più solerte ed operativo della media dei suoi colleghi, però durante la giornata si fermava spesso, come posseduto da un demone, a sbacchettare la scrivania con le dita senza sosta, impegnato in un frenetico desk-drumming. Era un batterista. Il tempo di acquisire un minimo di confidenza e mi rivelò che suonava in una cover band degli Who.

A quei tempi non ero interessato alla musica del passato; durante la scuola avevo già passato abbondanti fasi di sbornia per certuni mostri sacri dei '70, ma in quel momento ero molto più concentrato sull'attualità. Gli Who in pratica non li conoscevo, così finii per ascoltarli per la prima volta nelle versioni super-lo-fi del gruppo del maresciallo (che fra l'altro aveva un nome piuttosto infelice, Nico e i suoi ubriachi....). Fu decisamente l'impatto sbagliato, così archiviai quelle cassette e soprattutto la mia considerazione degli Who in un cassetto. Ci vollero alcuni anni perchè riconsiderassi la mia opinione, ed accadde precisamente nel momento in cui mi capitò di guardare il concerto all'isola di Wight del 1970.

Non sto certo a discutere la funzione storica degli Who sui 50 anni successivi e probabilmente per molti altri a venire. Sostengo soltanto la mia opinione: furono così giganteschi sul palco che per contrasto i loro dischi in studio li ho cestinati dopo un solo ascolto. Non erano fenomenali nella composizione, e non a caso i set erano infarciti di covers. Si reggevano su un equilibrio miracoloso fra vanità, ed egocentrismo, follia e spirito collettivo, humour britannico e denti stretti. Per molti addetti ai lavori Live At Leeds è il più grande disco dal vivo di tutti i tempi.

Non sono mai riuscito a far fare breccia nel mio cuore agli Who, ed un po' mi dispiace. Ma quando mi capita, diciamo una volta ogni 2/3 anni, se li leggo o li sento nominare, alla prima occasione vado al mio dispositivo e mi guardo un paio di estratti dall'isola di Wight. Preferibilmente Young Man Blues, che guardacaso è una cover. Ed è una goduria.

1 commento:

  1. Uno dei più grandi live della storia del Rock. Punto.

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