Più o meno nell'ordine di scaletta: un garage-punk epidermico e trascinante, un surf'n'roll a rotta di collo, un anthem emo-indie anticipatorio della saga Kinsella e derivati (soprattutto nel canto), uno strumentale in odore new-wave, una versione rozzissima di 21st Century Schizoid Man, una ballad indolente a base di strumming ostinato, uno strumentale sconclusionato con basso fuzz di reminescenza No Means No, un bizzarro esperimento per percussioni trovate, un'austerissima e dolente acustica con canto marziale in tedesco (?!), e siamo alla traccia n.9. Le restanti 7 riprendono le tematiche precedenti, in ordine sparso, con predilezione preponderante per il lato più indie ma con follie sparse ovunque.
Gli Unrest furono un trio di Washington attivo a cavallo degli anni '90, e Tink Of S.E. fu il loro terzo album. Dire che fossero indecisi sulla linea da seguire è un puro eufemismo, come si può evincere dai contenuti. PS li esalta come fra i più originali interpreti del post-hardcore degli Stati Uniti ed attribuisce loro un ruolo fondamentale nel superamento di quei canoni, ed in effetti a tratti le loro pirotecniche vignette nascondono un genio vulcanico e sarcastico. Non tutto funziona sempre a dovere su questo meltin pot astruso, ma resta un ottimo esempio di caos organizzato ed originale.
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