Eccezionale collaborazione fra le colonne italiche del jazz-core e l'ormai leggendario, statuario e poliedrico ESR, di cui ci piacerebbe ascoltare persino la lettura dell'elenco telefonico. Ciò che ci si chiede, vista l'assoluta rilevanza di The left hand path, è perchè mai sia stato pubblicato dopo direi 3-4 anni dalla realizzazione, vista la presenza di Battaglia che com'è noto ha abbandonato la formazione nel 2010. Robinson in una recente intervista dichiara che la musica era destinata a sonorizzare un film horror, ma alla fine non se ne fece nulla e gli Zu gli spedirono il pacco, chiedendogli di performarci sopra a modo suo.
C'è poco da dire, è un capolavoro che non ha nulla a che fare con gli Zu che abbiamo sempre conosciuto. Pupillo zavorra il suo basso con linee fangose, monotone e lentissime, snocciola qualche giro lercio di chitarra, gingilla con un'elettronica disturbante e per l'appunto, orrorifica. Mai e Battaglia gingillano e basta. Potrei definirlo il disco dark-elettro-organico degli Zu, un notturno minaccioso ed allucinato in cui Robinson fa quello di cui non ci siamo ancora stancati: emettere i suoi suoni vocali, inconfondibili in tutte le salse (memorabile 6 O'Clock, in cui piange), come al solito capace di elevare ed impreziosire qualsiasi cosa gli passi sotto. L'unico parallelo possibile che mi viene in mente è quello dei primi, indimenticabili Rope, ma con un impronta maggiormente lasciva e melmosa. Ben 19 tracce, e già il rimpianto che non verrà mai bissato.
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