Dal grande amore di Jim O'Rourke per la Eiko Ishibashi, ecco una conseguenza: questo trio completato da un batterista nipponico (di cui non conosco i gruppi di appartenenza), che mette su nastro le probabili, numerose improvvisazioni che hanno caratterizzato la conoscenza fra l'americano e la cantautrice.
Due brani, lunghi 15 e 22 minuti cadauno, la cui struttura e costruzione non può non ricordare la scomodissima ombra dei Necks. Frasi minimali di piano che crescono in intensità fino a diventare effluvii torrenziali di note, batteria che prima spiattella atmosfericamente e pian piano partecipa alla suite ma sempre un po' per conto suo, al posto del basso c'è O'Rourke che si alterna fra chitarra trattata ed elettronica. Il confronto di talento non si pone neanche, però funziona a livello impressionistico. Decisamente vanitoso, nulla di epocale e che non aggiungerà nè toglierà ai profili dei due personaggi principali. In ogni caso, un bel disco e piuttosto difficilmente catalogabile in un genere preciso.
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