Mi ci sono voluti svariati ascolti per cercare di capire per quale motivo si fa un gran parlare di Peveri, e non pago ho sentito anche gli altri due dischi che ha fatto. Alla prima botta, tempo fa, avevo trovato L'amore non è bello insopportabile e terribilmente ruffiano, archiviandolo velocemente.
Oggi, il mio giudizio è un filo migliorato, ma la sostanza non cambia; non trovo molte differenze con i classici cantautori dell'area commerciale italiana. Sì, c'è un approccio naif e piacevolmente ironico, cosa che senz'altro gli fa guadagnare immediata simpatia, ma i testi non sono un granchè di memorabile (carina la storiella di Quel mazzolino e poco altro).
A livello strumentale gli arrangiamenti sono squisitamente vintage, basati su una linea semplice di chitarra acustica e qualche coloritura di fiati, ed è un punto a favore. E' un dischetto senza pretese, e lo spirito di Dente va preso per come è; un cantautore leggero e disincantato, che cade di tanto in tanto in qualche banalità ma resta coerente col proprio approccio.
Ciò che non capisco proprio è l'accostamento che è stato fatto in pratica da tutte le recensioni, cioè Battisti. Ok, La presunta santità di Irene che apre il disco può aver fuorviato parecchio, essendo un tentativo piuttosto maldestro di creare un impossibile medley fra Il mio canto libero e Abbracciala abbracciali abbracciati, o giù di lì.
Auguro al parmigiano di crescere e sapersi reinventare, di progredire il proprio stile. E di non vedersi più appioppare paragoni completamente fuori luogo.
Oggi, il mio giudizio è un filo migliorato, ma la sostanza non cambia; non trovo molte differenze con i classici cantautori dell'area commerciale italiana. Sì, c'è un approccio naif e piacevolmente ironico, cosa che senz'altro gli fa guadagnare immediata simpatia, ma i testi non sono un granchè di memorabile (carina la storiella di Quel mazzolino e poco altro).
A livello strumentale gli arrangiamenti sono squisitamente vintage, basati su una linea semplice di chitarra acustica e qualche coloritura di fiati, ed è un punto a favore. E' un dischetto senza pretese, e lo spirito di Dente va preso per come è; un cantautore leggero e disincantato, che cade di tanto in tanto in qualche banalità ma resta coerente col proprio approccio.
Ciò che non capisco proprio è l'accostamento che è stato fatto in pratica da tutte le recensioni, cioè Battisti. Ok, La presunta santità di Irene che apre il disco può aver fuorviato parecchio, essendo un tentativo piuttosto maldestro di creare un impossibile medley fra Il mio canto libero e Abbracciala abbracciali abbracciati, o giù di lì.
Auguro al parmigiano di crescere e sapersi reinventare, di progredire il proprio stile. E di non vedersi più appioppare paragoni completamente fuori luogo.
Bel post, concordo con te. Ho provato più volte ad ascoltarlo ma la penso come te. Posso dirlo? Per me è sopravalutato da certa critica musicale e non può che fargli male.
RispondiEliminaLo puoi dire piano e forte :-)
RispondiEliminaCerto preferisco usare il tono "piano" in giro c'è troppa gente che parla "forte" ad esempio al telefonino
RispondiEliminaS' ce n'è anche troppa, però è sempre meglio al telefonino: quello lo puoi allontanare dall'orecchio, se uno ti urla in faccia ci puoi far ben poco :-)
RispondiEliminaVero vero.
RispondiEliminaCmq a proposito di songwriters 'sta sera mi preparerò tutta la discografia di Faber in mp3 per la prox settimana di ferie.