Ingiustamente ignorato quando si parla di It-prog e dei suoi nomi principali, Concerto delle menti fu uno degli esempi più brillanti di ricerca ed originalità; a dispetto di un impronta italo-mediterranea che contraddistingueva la maggior parte dei gruppi, il sestetto milanese prediligeva un approccio freddo, razionale per non dire cinico, a causa anche del fatto della voce recitata di Carelli. Punto non di forza, ma di sicura originalità.
L'aspetto più interessante sono le trame sincopate e le tessiture astruse che i PD sfoderavano, in un ininterrotto ed efferato tour de force strumentale, per certi versi il più vicino come attitudine ad Ys del Balletto di Bronzo. In un memoriale abbastanza recente, il poeta/declamatore asserisce che il disco fu registrato in fretta e male, e che dal vivo facevano scintille (aneddoto principe, la scena rubata agli Amon Duul da supporto); sarà anche vero, e di certo fu un problema comune a tanti it-proggers, quello delle cattive registrazioni. Però Concerto delle menti fa un figurone ancora oggi.
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