Uno per la famigerata onkyo music, che ha diviso ed interrogato a lungo certa critica, con uno dei suoi dischi a quanto pare più rappresentativi degli ultimi anni. In passato mi ero già cimentato senza troppo successo con un disco onkyo, ma questo lavoro a 4 mani è profondamente concreto, concettuale ed è non suonato al 98%.
Ora, il rischio di esserne affascinato ed attratto è forte; a partire dal titolo del disco, curiosamente nella nostra lingua, che già suona enigmatico. Poi i titoli delle tracce, che per la prima metà sembrano raccontare una storia surreale, e per l'altra ricordano quelli lunghi e filosofici di Keiji Haino. L'ascolto di Teatro assente va effettuato in una stanza silenziosa, perchè i suoni sporadici obbligano a mantenere altissima la soglia d'attenzione. I passi sul palco legnoso del teatro in cui è stato registrato sono l'elemento più ricorrente, poi ci sono oggetti che cadono, qualche beep, ticchettii di orologi, canti di volatili, un elicottero nel finale, infine la componente musicale; qualche minuto di una chitarra elettrica furiosa, quasi black metal, che stonano decisamente nel contesto ma aiutano a ricordare che stiamo ascoltando un disco, nel caso in cui ce ne fossimo dimenticati a causa dei lunghissimi silenzi. Poi c'è il pezzo ironicamente intitolato Dub mix, che per me è la cosa migliore, con i suoni echeggianti. La fedeltà delle registrazioni è impeccabile, al punto che sembra di trovarsi proprio sul posto in cui (non) avviene l'evento. Non so se ascolterò ancora dischi onkyo, ma il concetto è davvero intrigante e non sarebbe male assistere ad una performance dal vivo di questo genere; concentrarsi su cose come Teatro assente è molto impegnativo e la vita di tutti i giorni non lo permette.
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